La terra e la materia,
sono spesso il punto di partenza. In essa la putrefazione ma, anche la
generazione. Strumento tra i più importanti è il silenzio e l’ascolto. Silenzio
che ha varie forme quanti sono i colori del cielo nelle ore del giorno e della
notte. Silenzio che mai è uguale a se stesso, ma che deve mantenere
un’intenzione. Ben dice Filone:
“Ci sono uomini per i
quali è conveniente solo ascoltare e non parlare, e di questi è detto
<<Fà silenzio ed ascolta>> (Deut. 27,9): davvero un ottimo
precetto! Siccome l’ignoranza è sfrontatezza e chiacchiera, il primo rimedio è
il silenzio; il secondo è l’attenzione rivolta a coloro che dicono cose degne
d’essere ascoltate. Non si deve pensare, tuttavia, che questo sia l’unico
significato del precetto: <<Fà
silenzio ed ascolta>>. Esso ne esprime un altro ancora più profondo.
Infatti non incita a far silenzio con la lingua e ad ascoltare con le orecchie,
ma anche a far silenzio ed ascoltare con l’anima. Molti, infatti, pur andando
ad ascoltare qualcuno, non ci vanno con la loro mente, ma vagano fuori e van
pensando a mille argomenti […] e a causa della gran confusione che nasce dentro
di loro non riescono ad ascoltare chi parla: questi parla, ma non come fosse tra
gli uomini, bensì tra pupazzi senza anima, che hanno orecchie, ma non sentono.
Se, dunque, l’intelletto deciderà di non occuparsi di nessuna delle cose che
vengono dal di fuori, né di quelle che serba nel suo intimo, ma, mirando alla
quiete della tranquillità, si protende verso Colui che parla, facendo silenzio
secondo il precetto di Mosè, allora potrà ascoltare veramente con attenzione:
altrimenti non ne avrà mai la forza.”. FILONE, L’erede delle cose divine,
10-13.
Questo stato, il
silenzio, è una delle operazioni e strumenti fondamentali, non per comprendere
l’Opera ma, per potersi avvicinare ad essa. Senza silenzio è meglio restare
nella materia e giocare i giochi dei sensi.
© Michele Leone