mercoledì 31 dicembre 2014

Non auguri per il 2015, auguri per tutti i giorni…


Forse sono antipatico o forse solo per la par condicio, non possiamo festeggiare e fare gli auguri per tutte le feste di tutte le culture, di tutte le religioni, di tutti gli amori…anche se non sarebbe male…

…quindi come sempre il mio augurio è quello di vivere ogni giorno, ogni istante come se fosse l’ultimo.. l’augurio di combattere contro le legittime paure del nostro cuore e confidare nella forza e nelle energie che abbiamo. Non posso non augurare a tutti di restare un po’ “fanciulli” per sognare forte e lottare per realizzare i propri sogni, l’augurio di conservare ogni sconfitta e  ogni dolore come un memento. La vita ogni giorno offre delle opportunità, l’augurio di avere lo sguardo pronto per coglierle.. che i problemi e gli ostacoli siano una possibilità…

..amate l’impossibile e tramutatelo nella realtà!

Gioia – Salute – Prosperità

© Michele Leone

domenica 21 dicembre 2014

Ebook: Le magie del simbolo

Michele Leone - Giovanni Zosimo, le magie del simbolo. Dall' anhk ai tatuaggi, Mondi Velati Editore 3,99 €
Dalla quarta di copertina:
Cosa unisce i misteri dell’antico Egitto alla Gioconda di Leonardo? Cosa hanno in comune Petrarca con il ...
Giorgione? La città di Dio e Rimbaud? Apparentemente nulla, eppure il mondo dell’esoterismo e dei simboli sono comuni alle più diverse culture ed artisti. In queste pagine Michele Leone e Giovanni Zosimo ripercorrono alcune tappe salienti del rapporto tra esoterismo ed arte, in un susseguirsi di suggestioni e ipotesi alla stregua di investigatori sulla “scena del crimine”.
 

sabato 20 dicembre 2014

Nota sull’apprendere e l’apprendista 0.1.1412


Più volte e in molti luoghi ci siamo soffermati sulla figura del Traditore o del Maestro. Oggi è nostra intenzione riflettere sul cosa sia essere Apprendisti.

Apprendista: colui che apprende. Solitamente si intende colui che intente apprendere un’arte od una professione.

Il dato per noi rilevante sta nell’apprendere: prefisso Ad (con senso intensivo o di movimento) più Prehendere (afferrare, prendere o impossessarsi). Se mettiamo da parte il prefisso avremo, prendere: “ridurre in proprio potere”. Quindi avremo un movimento per cercare di “ridurre in nostro potere” una qualche cosa. A questo punto possiamo provare a riformulare una definizione di Apprendista. L’Apprendista è colui che tenta di impossessarsi di qualcosa per “ridurla in suo potere.

Se diamo per vera questa ultima definizione, possiamo anche considerarla sufficiente? No. Abbiamo al massimo chiarito cosa sia il “mestiere” di colui che apprende ma, non abbiamo definito le esatte modalità con cui si esplica l’apprendimento. L’afferrare qualcosa implica almeno tre momenti imprescindibili:

1.      Il desiderio della cosa da afferrare o apprendere. Senza desiderio non è possibile iniziare il processo psico-fisico o della coscienza che porterà alla azione. Ma il desidero da solo non è sufficiente. Troppo spesso i desideri restano sogni irrealizzati. In realtà, almeno nella sfera all’interno della quale ci stiamo muovendo potremmo utilizzare appetizione al posto di desiderio. Qual è il processo che dalla sfera del desiderio o appetizione o potenza, può portare all’atto? La volontà.

2.      La volontà è il mezzo per cui ogni “entità autocosciente” compie o si predispone a compiere delle azioni.

La volontà nel dizionario di filosofia delle garzantine è così definita: attività propria dello spirito o della soggettività autocosciente. Con l’intelletto o ragione, occupa una posizione di assoluta preminenza tra le facoltà spirituali. Mentre nel dizionario di filosofia di Nicola Abbagnano viene così definita: Il termine è stato usato in due significati fondamentali: 1° come principio razionale dell’azione; 2° come il principio dell’azione in generale. Entrambi questi significati sono propri tuttavia della filosofia tradizionale e della psicologia ottocentesca, perché sono collegati con la nozione di facoltà o poteri originari dell’anima che si combinerebbero assieme per produrre le manifestazioni dell’uomo.

Non potendo dedicare in questa sede un giusto approfondimento della Volontà, possiamo però constatare che le tre definizioni di questa la legano in una qualche maniera alla sfera dell’agire. Ed è proprio l’agire il terzo momento imprescindibile dell’afferrare.

3.      Agire, attraverso la sua etimologia che potrebbe portarci a sanscrito e da qui ad una quantità importante di parole ed idee, deriva dal latino agere che sta a per spingere, portare avanti. Da questo spingere deriva il significato di compiere un azione. E’ l’azione il fatto fondamentale dell’afferrare dell’Apprendista, senza movimento (che di per se è una delle manifestazioni della vita o dello spirito erotico) non vi sarebbe un senso nel desiderare o nel volere.

A questo punto sembrerebbe chiaro il significato dell’essere Apprendista o dell’Apprendere e le implicazioni di queste due parole, invece la strada per cogliere a pieno l’apprendere è ancora lunga. Nelle prossime note continueremo ad approfondire il senso dell’apprendere. In particolar modo verificheremo in cosa consiste il “tentativo di impossessarsi” dato nell’ultima definizione. Dopo questo verificheremo cosa accade dopo la cattura…

Gioia – Salute - Prosperità

© Michele Leone 

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sabato 13 dicembre 2014

Quasi Recensione: La filosofia e le sue storie. L'Antichità e il Medioevo. A c. di Umberto Eco, Riccardo Fedriga, Laterza, Bari 2014


In un mondo dove la Grecia è considerata un paese “spazzatura” secondo il dire di alcuni “signori” che guardano ai valori sociali e umani attraverso le distorte lenti di una finanza basata su finte ricchezze che non hanno nulla di umano, il parlare di filosofia e di questo libro potrebbe essere inutile. Essendo profondamente convinto che le lenti di questi “signori” siano frutto del diavolo (nel senso di dia-ballo, dividere) e cercando di operare per unire quanto è sparso il parlare di questo libro e di filosofia inizia ad avere un senso.

Questo corposo volume, scritto in caratteri piccoli per non renderlo ancor più ingombrante, non deve spaventare il lettore non avvezzo a letture filosofiche. Come dice il titolo stesso, in queste pagine si troveranno delle storie legate alla filosofia ed ai filosofi. Si troveranno anche interessanti confronti con l’ambiente in cui si sono sviluppate certe idee. Lo stile diverso dei vari capitoli, scritti da diversi  autori, dà ritmo alla struttura dell’opera. Il libro sviscera in modo chiaro correnti e origine della filosofia ed accompagna nella storia di questa, il lettore passo dopo passo. Non è un manuale ad uso scolastico, è questo è uno dei suoi vantaggi.

Ma a cosa serve la filosofia? Una prima risposta la troviamo nell’introduzione scritta da Eco:

"..praticare al filosofia insegna a ragionare, e ragionare in modo corretto può indurre qualcuno a ritenersi appagato anche se non ha successo pratico nella vita, ma ha aiutato moltissimi altri ad applicarsi anche a problemi pratici. … Insomma non foss’altro che per questa semplice ragione, vale la pena di praticare la riflessione filosofica così come vale la pena di fare ginnastica. Nel secondo caso si evita di ingrassare, nel primo si diventa più intelligenti."

Leggere questo libro, potrebbe essere come fare un giro in una nuova palestra per una disciplina sportiva alla quale non ci si è mai avvicinati e forse scoprire che ci appassiona. Soprattutto leggere questo libro e occuparsi di filosofia potrebbe aiutarci ad essere meno lobotomizzati dalle influenze nefaste della società che stanno costruendo quei così detti “signori” della finanza speculativa o della così detta alta finanza, che di alto probabilmente ha solo il nome e non i principi che dovrebbero guidare gli esseri umani.

Gioia – Salute – Prosperità

© Michele Leone
 
 

lunedì 8 dicembre 2014

non recensione de I Grandi Iniziati di Schuré


Questa mattina, ho ritrovato quasi per caso il volume di Schuré mentre cercavo altro nella mia biblioteca. E’ un autore a cui devo molto, la sua presenza entrò a scompigliare i miei giovani pensieri un paio di decenni orsono. Accadde in una di quelle torride estati meridionali, dove la terrà é rossa come il sangue e un po’ più a sud si balla la taranta. La ricordo ancora l’edizione economica proposta dalla Newton, con una copertina blu inguardabile e al costo di 3.900 lire. Schuré, come molti altri era in una qualche forme legato al sud ed alla Puglia, quando a Bari Laterza pubblicava per primo quest’opera. Tempi irripetibili, quelli nei quali Benedetto Croce raccomandava Julius Evola.  

Il libro di Schuré, va letto senza pregiudizio, se possibile con lo stato d’animo di chi accoglie ed ascolta e valuta solo alla fine. In queste pagine dense, l’autore ripropone la storia del pensiero religioso ed esoterico. E’ un libro che se non risponde alle domande chi sono, da dove vengo, dove vado, offre la possibilità al ricercatore di trovare la sua propria strada.

“Tutte le grandi religioni hanno un storia esteriore ed una storia interiore; apparente una, nascosta l’altra. … Per storia interiore, intendo la sapienza profonda, la dottrina segreta, l’azione occulta dei grandi iniziati, profeti o riformatori che quelle stesse religioni hanno creato, sostenuto diffuso.


La seconda che io chiamo la tradizione esoterica o la dottrina dei Misteri, è assai difficile da dipanare. Essa infatti si svolge all’interno dei templi, delle confraternite segrete, e i suoi drammi più avvincenti si snodano nell’animo dei grandi profeti che non affidarono a pergamene o a discepoli il racconto delle loro crisi supreme, delle loro estasi divine. Bisogna intuirla. Ma, una volta arrivati a scorgerla, essa appara luminosa, organica, costantemente in armonia con se stessa. La si potrebbe definire storia della religione eterna e universale. In essa appare il retroscena delle cose, il diritto della coscienza umana, di cui la storia non ci offre che il tormentoso rovescio. In essa cogliamo l’epicentro generatore della Religione e della Filosofia cha, all’altro estremo dell’ellisse, si ricongiungono attraverso la sapienza integrale; questo epicentro corrisponde alle verità trascendentali; in esso troviamo la causa, il principio e la fine del prodigioso lavorio dei secoli. Questa è l’unica storia di cui mi occupo nel presente libro.”[1]


Un viaggio attraverso Rama, Krishna, Ermete, Mosè, Orfeo, Pitagora, Platone e Gesù. Un viaggio del quale non voglio svelare nulla, poiché sarebbe come proporre a dei viaggiatori un tour in un villaggio vacanze. Questo libro, però, dovrebbe rimandarne ad un altro, il sogno della mia vita, sempre edito a Bari da Laterza. In questo secondo volume che forse dovrebbe essere letto per primo, l’autore racconta la sua vita, vi è un capitolo dedicato alla genesi de “I Grandi Iniziati”; soprattutto come nella migliore tradizione dell’amore cortese si parla di una donna che allo stesso tempo è reale ed è rimando al trascendentale. Perché ci sono delle donne, degli amori, che divengono altro dalla pura carne: ma questa è un’altra storia..

Gioia – Salute – Prosperità

© Michele Leone




[1] E. Schuré. I Grandi Iniziati, Roma 2010 pg. 28

sabato 6 dicembre 2014

Recensione: l’ordine dei Liberi Muratori tradito, ed. Archè – PiZeta


La nascita della  Massoneria moderna comunemente intesa (per intenderci quella nata a Londra nel giugno del 1717) e le opere che svelano i suoi segreti sono praticamente coeve. In questo volume, edito nel 1745, ironia, sarcasmo e forse ammirazione vengono miscelati con uno stile di gradevole lettura. L’ignoto autore (l’opera è stata attribuita al librettista Giovan Gualberto Bottarelli, all'abate Larudan e Pérau) di rituali, usi e consuetudini massoniche era bene informato, al punto da descriverle con una dovizia di particolari poco comune. Vi è chi pensa che quest’opera attraverso lo svelare abbia voluto ri-velare e conservare, se questo era l’intento è perfettamente riuscito. Il lettore moderno può notare cosa è cambiato in quasi 300 anni nelle abitudini e prasi massoniche e cosa è restato uguale o simile. Questo volume è prezioso, non solo per i riferimenti a rituali, ma anche per la piccola raccolta di canzoni massoniche. Oltre a svelare quanto concerne le massoniche cose, l’autore apre le porte di un ordine misto e goliardico come quello dei Mopsi.

Un libro che non può mancare nelle librerie degli appassionati e studiosi

© Michele Leone

sabato 29 novembre 2014

on air

Domani Mattina intorno alle 11.35 sarò on Air su radio fantasy in diretta in FM e tramite Tunein Radio via web. Non chiedetemi di cosa parlerò, sarà una sorpresa anche per me 
 http://www.radiofantasy.net/ 

sabato 15 novembre 2014

convegno Carboneria e Massoneria ad Altomonte (CS)

Dopo aver iniziato la giornata in modo fantozziano o peggio, finalmente in Calabria. Riempio i miei occhi di colori nuovi e diversi, preparo le papille gustative per assaggiare prelibatezze nuove e soprattutto mi preparo per incontrare amici vecchi e nuovi...
...domani ad Altomonte il privilegio di relazionare al congresso su Carboneria e Massoneria
Gioia - Salute - Prosperità
Michele

sabato 8 novembre 2014

Che cosa si intende per alchimia spirituale



Da molti è stato scritto dell’Alchimia, che insegna a convertire il vile metallo in argento ed oro: e, benché quest’arte sia così “dubbiosa” nei suoi principi, e così fallace nei suoi effetti, a trovato nondimeno un gran numero di quelli, che, volendo eseguire segreti e documenti da lei dati, hanno più presto perso, quanto avevano, che guadagnato ciò che bramavano. Dell’Alchimia Spirituale (almeno in questa nostra forma) nessuno, sino a questo momento, ha ancora trattato: e pure, per essere più sicura nelle sue operazioni, più ricca nei suoi acquisti, più eccellente per la sua perfezione, più nobile nella sua origine, più santa nei suoi fini, doveva tirare le penne, le lingue e (quello, che più importa) i cuori di tutti ad impegnarsi ad insegnarla ed a metterla in esempio. Il vedere, che quest’arte così importante, sia così poco esposta alla notizia dei fedeli, e molto meno praticata, è stato pungentissimo stimolo alla nostra mente e alla nostra penna (incline per altro a procurare il bene comune) poiché abbracciassero ancora questa fatica, e raccogliessero quei segreti e industrie, con i quali quest’arte Divina insegna a far acquisti dei tesori del Paradiso, che ne prometter può, ne può dare l’alchimia, la quale da come precetti la trasmutazione del metallo vile in prezioso.

Per Alchimia Spirituale, dunque, s’intende qui un’arte pienamente Spirituale e Divina industria, ricca di segreti del Paradiso, con i quali si possono mirabilmente perfezionare tutte le nostre operazioni, rendere di pregio le vili, sollevare le basse, migliorare le buone, ingrandire le piccole e le grandi rendere maggiori, convertire in molte le poche, e le molte in più: far capaci di merito le naturali ed indifferenti, e nobilitare le ordinarie: infine innalzare tutte a quel grado di bontà, e perfezione, del quale, senza i documenti di quest’Alchimia, erano privi.

I segreti e industrie che qui si mostrano, hanno tale certezza e infallibilità nei loro principi, e sono in guisa sicuri nei loro effetti, che quello, che molto dubbioso riesce nell’alchimia terrena, nella Spirituale (supposta la Divina Grazia) cammina molto certo, molto sicuro.

Dovrà perciò ognuno tanto più volentieri valersi di quest’arte, e mettere in pratica le sue regole; quanto più sicuro sia, che la sua fatica non verrà “prestata” a quei pregiudizi, ai quali suol soggiacere quella di coloro, che nell’altra alchimia con poco onore e con gran danno di tempo e di “roba” e spesso ancora di sanità e d’anima infelicemente s’impiegano.

L’avarizia, e il desiderio di avere (che peraltro ha la nota del difettoso) qui acquista il titolo di bontà: e tanto più ognuno sarà lontano da qualunque sordidezza, tanto più correrà carico di desideri agl’acquisti di questi tesori.

A tutti si espone l’arte, a tutti s’insegna: resta, che con ogni diligenza si mettano in opera quei documenti ed industrie, dei quali essendo essa ricca, fa, che ricchi diventino quelli che l’esercitano.

Luigi Novarini, Alchimia Spirituale, Verona 1646

Gioia – Salute - Prosperità

© Michele Leone

giovedì 6 novembre 2014

Essenza e Amore


Quando si vuole andare al cuore delle cose si è soliti dire “andare all’essenza”. Andare all’essenza in una qualche maniera significa da un lato conoscere, dall’altro distillare il segreto della cosa conosciuta*. Questa deriva dal latino “Essentia” che rimanda a “essents” che ci porta ad “esse” ossia Essere, non basta “esse” rimanda alla radice es che sta per esistenza; quindi avremo che l’andare all’essenza di una idea o persona significa in una qualche maniera conoscere l’essere nel suo principio vitale. Potremmo dire in estrema sintesi che chi è sulla via dell’amore di Sofia cerca di conoscerla nella sua essenza. Coloro che si allontanano da questa strada d’amore divengono inevitabilmente assenti, non a caso ad “esse” che abbiamo visto sopra viene anteposta la particella “ab” nel senso di allontanamento.

L’amore quello cantato dal “romanzo della rosa” o da Dante solo per fare due esempi è un amore dei più puri che spinge l’amante non solo verso la conoscenza ma, anche verso la vita. Eviteremo il facile sillogismo che porterebbe alla conclusione che amare significa vivere e conoscere la vita nella sua essenza. Ma prenderemo questa  frase come uno dei possibili assiomi per i futuri discorsi sull’amore, che non ci scorderemo mai di ribadire essere principio universale che tutto può. Al contrario coloro che non amano, coloro che sono assenti nelle dinamiche amante amato sono destinati alle fredde tenebre. Non a caso la particella “ab” che da il senso di allontanamento, di “repulsione” allontanando dal principio vitale porta inesorabilmente verso la morte.

*In questa sede non è opportuno soffermarci su questo particolare processo di distillazione, ma può essere opportuno ricordare come nella farmacopea o nella preparazione dei liquori alcuni preparati vengono chiamati essenza. Bisogna sempre sapere quando è il caso di tagliare la testa e la coda di un distillato e quando no.

**Volendo si potrebbe approfondire la differenza tra Essenza, Ousia e accidente. Non pensiamo che questa ricerca di tipo tecnico-filosofico possa portare alla chiarificazione dell’idea di amore e conoscenza ma, per certo potrebbe essere uno stimolo…

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Gioia – Salute – Prosperità

©Michele Leone

mercoledì 5 novembre 2014

Nota 0.1 sul V.I.T.R.I.O.L


Alle volte sarebbe meglio tacere. L’uso del condizionale è opportuno sia che ci si riferisca ai mondi delle società iniziatiche sia che ci si riferisca a quelli accademici sia che si scelga di lanciare una pietra nel mare del web e non nascondere la mano. Io che non mi riconosco sapiente devo parlare, non perché mi riconosca delle qualità, ma perché devo preparare il cammino a chi verrà.

La catabasi, non è certo un fenomeno moderno, molte culture e civiltà disseminate nello spazio e nel tempo ne hanno raccontato attraverso i loro eroi il significato avvolgendolo nel mito o nell’allegoria. Giusto a titolo di esempio basterà ricordare Orfeo, Eracle,  Enea, Dante sono solo alcuni esempi di “viaggiatori” degli inferi.

Il viaggio agli inferi, il viaggio nell’oscurità più buia è sempre stato associato al viaggio nell’interiorità della persona ed alla conoscenza di se stessi dai tempi dell’oracolo di Delfi alla Psicanalisi. Non è un caso se Jung afferma: “Chi guarda in uno specchio d’acqua, inizialmente vede la propria immagine.  Chi guarda se stesso, rischia di incontrare se stesso.  Lo specchio non lusinga, mostra diligentemente ciò che riflette, cioè quella faccia che non mostriamo mai al mondo perché la nascondiamo dietro il personaggio, la maschera dell’attore. Ma dietro la maschera c’è lo specchio che mostra il vero volto. Questa è la prima prova di coraggio nel percorso interiore, una prova che basta a far desistere, spaventata, la maggioranza degli uomini. Infatti l’incontro con se stessi è una delle esperienze più sgradevoli alle quali si sfugge proiettando tutto ciò che è negativo sul mondo circostante” (C. G. Jung, Torino 2013). Questo viaggio potrebbe essere rappresentato dalla XIII lama dei tarocchi, l’unica che tradizionalmente non porta per steso il nome di quanto raffigura. Questa, la morte, deve essere intesa come possibilità di trasformazione.

Questa trasformazione, la pulsione tramite la forma energetica di “eros” ha sempre accompagnato l’essere umano alla ricerca di se stesso. Pulsione in alcuni casi estrema che lo porta a conoscere in modo ultra-razionale a confrontarsi con i propri demoni a voler superate quella soglia sulla cui porta vi è incisa l’idea essenza di Thánatos. Il viaggio verso se stessi è un viaggio che si compie nella materia sino ai suoi strati più sottili. E’ un viaggio in cui come per i principi della fisica “Nulla si crea, nulla si distrugge, tutto si trasforma” (Antoine Lavoisier - legge della conservazione della massa o il primo principio della termodinamica, o principio di conservazione dell'energia). Questo viaggio e questa trasformazione non possono non lasciare atterrito il viaggiatore che lo compie. Basti pensare ad una delle affermazioni di Paracelso sull’argomento: “Colui che vuole entrare nel regno divino, deve prima entrare nel corpo di sua madre, e morirci”.

Quasi a memento dello smarrimento che l’anima potrebbe subire in questo viaggio (in alcuni casi alcune forme depressive sono paragonate al vitriol) le Scienze Ermetiche in generale e l’Alchimia in particolare hanno creato l’acronimo V.I.T.R.I.O.L.  (Visita Interiora Terrae Rectificando Invenies Occultul Lapidem) Visita l'interno della Terra e, rettificando, troverai la pietra nascosta. Ritorna la catabasi, in questo caso l’interno della terra è la propria interiorità, il luogo oscuro per eccellenza. Il rectificando da alcuni viene reso come il retto sentiero, da altri come l’operazione di rettifica (correzione, aggiustamento) da compiere su se stessi. Potrebbero essere corrette entrambe le interpretazioni, poiché quando cis i muove nei mondi simbolici ed ultra-sensibili non obbligatoriamente una è la strada per giungere all’Uno. Uno inteso sia come unità ed operazione di riunire quanto è sparso sia come Uno nel senso di ESSERE demiurgico o creatore. In ultimo vi è il ritrovamento della pietra nascosta. Non è importante in questa sede definire il tipo di pietra, poiché è evidente che il riferimento alla pietra dei filosofi, è importante sottolineare che anche se probabilmente analoghe nella loro essenza, ogni ricercatore troverà la sua propria pietra. A semplificare le cose vi è un altro acronimo o un completamento di quello visto sin qui V.I.T.R.I.O.L.V.M. o V.I.T.R.I.O.L.U.M dove le ultime due lettere stanno per Veram Medicinam e quindi avremo Visita l’interno della terra, e rettificando troverai la pietra nascosta che è la vera medicina. Se il viaggiatore avrà compiuto quanto deve, rettificato e trovato la pietra nulla dovrà temere perché alla fine del viaggio avrà anche trovato la panacea.

In altri termini avrà volato come il corvo, l’aquila e la fenice.

Gioia – Salute - Prosperità

© Michele Leone


domenica 2 novembre 2014

Recensione: Alain De Libera, Storia della Filosofia Medievale, Jaca Book, Milano 1995


Era il 1996 e mi preparavo a sostenere l’esame di Storia della Filosofia Medievale la parte generale si sarebbe dovuta sostenere sul classico Gilson. Non ricordo se perché questo mostro sacro non avesse incluso nella sua opera Giacchino da Fiore o solo perché ero un giovane rompiballe decisi che non mi sarei accontentato di preparare la parte generale dell’esame su questo testo. Così armato della mia passione mi recai dalla prof. e dopo una lunga discussione ottenni di preparare l’esame anche sul De Libera. Il volume di Alain lo avevo scoperto nell’inserto della domenica del sole 24 che all’epoca ero solito “rubare” a mio padre.

In queste ultime ore mi sono trovato sia a scrivere di Ermeneutica delle Scienze Ermetiche sia a partecipare a conversazioni sul medioevo dove i protagonisti avevano poche idee e ben confuse evidente retaggio di una pseudo cultura romantica (nel senso peggiore del termine), come se tutto questo non bastasse gli scenari geopolitici degli ultimi anni e gli estremismi religiosi impongono per chi vuole dare uno sguardo un po’ meno superficiale alla realtà un approfondimento.

Il libro di Alain si muove nel così detto medioevo con una agilità sorprendente e soprattutto non è il classico manuale di storia della filosofia medievale occidentale. Il libro nelle sue oltre cinquecento pagine si muove non solo nella vastità di quasi un millennio ma, anche in quella di una geografia che si spinge sino ad oriente. L’approccio è didattico essendo un volume preparato per gli studenti del “primo ciclo” dell’Università francese, quindi può essere letto da chiunque abbia la voglia di imparare senza pregiudizi. In queste pagine si troveranno i filosofi e le filosofie appartenenti ai tre  monoteismi.

“Per scrivere una storia della filosofia medievale, lo storico che vuole darsi carico della realtà storica deve dunque partire dall’esistenza della pluralità: pluralità delle culture, pluralità delle religioni, pluralità delle lingue, pluralità dei centri di studio e della produzione dei saperi.

Filosoficamente, il mondo medievale non ha un centro. Non solamente perché il mondo medievale occidentale ha una pluralità di centri (cosa che molti storici sono disposti a riconoscere), ma soprattutto perché ci sono più mondi medievali. La Bagdad del III secolo dell’Egira e l’Aquisgrana del IX secolo dell’era cristiana sono contemporanee, ma non appartengono né al medesimo tempo, né al medesimo mondo né alla medesima storia. … Sono due mondi epistemologicamente uguali nei diritti che convergono o divergono sotto il suo sguardo. Il posto dello studioso non è né a fianco di Carlo Magno, né di fianco di Harun al-Rashid, ma di fianco ad entrambi, cioè da nessuna parte.


Tre questioni preliminari si pongono alle soglie di una storia della filosofia medievale: l’oggetto esiste? In altri termini: c’è stata una filosofia nel Medioevo? La filosofia medievale è qualcosa di diverso da una teologia rivelata, filosoficamente equipaggiata? La filosofia medievale, qualunque sia la sua natura, ha apportato un contributo significativo alla storia generale della filosofia?”

Indispensabile

Gioia – Salute – Prosperità

© Michele Leone

sabato 1 novembre 2014

Contro gli esperti di esoterismo e scienze tradizionali. Difesa dell’esoterismo e delle scienze tradizionali.


Uno dei problemi che diviene una delle colpe se non la “colpa” di quanti voglio occuparsi di “esoterismo” è che non essendo una disciplina intesa nel senso comune del termine tutti si sentono autorizzati a parlarne, siano essi qualificati una qualche maniera o meno. Ad esempio pochi dopo aver letto un paio di libricini o ascoltato qualche conversazione si sentirebbero autorizzati a parlare di matematica dei frattali come esperti o cultori della materia. Per l’esoterismo o le così dette scienze tradizionali od ermetiche avviene l’opposto, “tutti” sono depositari un una qualche conoscenza di un qualche sapere, di una verità o di un punto di vista legittimo e autorevole.

Il secondo problema è il linguaggio. Ogni disciplina, ogni Arte ha un suo proprio linguaggio che tra i praticanti l’arte diviene gergo. Orbene, sembra che conoscere due o tre paroline faccia di noi degli esperti. Infilare, ad effetto, un simbolo (i simboli sono parte integrante del linguaggio e della comunicazione delle scienze ermetiche, anzi potremmo sostenere che essi sono al contempo pietra d’angolo e di volta di ogni linguaggio Tradizionale) o qualche parola presa a caso dai vari vocabolari ermetici faccia di noi degli esperti. La “questione” del linguaggio all’interno delle scienze ermetiche è una questione fondamentale della quale ho trattato e tratterò più diffusamente altrove.

Torniamo al primo punto, la qualificazione. Come si diventa qualificati, chi è qualificato a parlare di esoterismo? Questa domanda non prevede una facile risposta ma , proveremo a fornirla nel modo più semplice e sintetico possibile. La risposta diretta e istintiva sarebbe pochi o una minoranza tra quelli che ne parlano. Non è un caso se nelle scuole iniziatiche ai neofiti viene spesso fatto il dono del silenzio e la parola (il più formidabile strumento di lavoro degli esseri umani così intimamente connessa al pneuma) è prerogativa dei Maestri, prerogativa soprattutto esercitata quando bisogna comunicare anche al di fuori delle scuole. Non è questo il luogo per approfondire la vera essenza della maestra ma, è necessario e sufficiente ricordare che il Maestro è “traditor”, ossia, colui che può trasmettere quanto tradire. Senza addentrarci nel ginepraio delle sotto-discipline delle scienze ermetiche possiamo individuare tre soggetti qualificati a parlare di esoterismo:

1.      Un maestro di una disciplina ermetica. Probabilmente alcune sue affermazioni saranno indimostrabili ai più ma, si fondano su una tradizione e sono verificabili almeno dagli appartenenti alla suddetta scuola.

2.      Lo storico, che argomenta sulla basa delle ricerche e dei documenti i suoi discorsi che non prende posizioni ma racconta. Nella fattispecie dovrebbe essere prevalentemente lo storico delle idee, per la sua natura interdisciplinare ad occuparsi di certi argomenti.

3.      Il filosofo, inteso come amico/amante della conoscenza (Sophia).

L’elenco potrebbe continuare con altre categorie. Il senso, se vogliamo banale, di questo discorso è che prima di parlare bisognerebbe avere almeno un’idea di quello che si dice ed avere una preparazione di base sia essa storica, letteraria, antropologica, filosofica etc...

I migliori detrattori dell’esoterismo e delle scienze ermetiche sono gli appassionati di queste discipline che alla guisa dei milioni di allenatori di calcio da bar spesso parlano senza cognizione di causa. Lo fanno per amore e passione è vero ma, se  a cena tra amici non creano danni dovrebbero rendersi conto che esporre teorie spesso strampalate o ingiustificabili dinnanzi ad una vasta platea, come potrebbe essere il web è pericoloso e dannoso.

Certe discipline sono ingiustamente snobbate dalla così detta cultura accademica e/o ufficiale ma, non è improvvisandosi che si rende il giusto merito a queste, anzi!

Oggi sono pochissimi i luoghi del sapere “ufficiale” dove si possono affrontare serenamente discorsi sulle scienze ermetiche e non esistono discipline universitarie che qualifichino. Auspichiamo che nel breve le cose cambino, ma per cambiarle occorre l’impegno fattivo di molti. L’augurio è che nel breve possano vedere la luce corsi di Scienze Ermetiche o Storia delle Scienze Ermetiche e Tradizionali© o Ermeneutica delle Scienze Ermetiche©. Quest’ultima disciplina che porta Hermes due volte nel suo nome è auspicabile che presto venga accolta dai più, per portare luce ed ordine nel caotico mondo dell’esoterismo.

A breve approfondiremo i temi qui trattati in un più ampio discorso organico alla guisa di prolegomeni alla Storia ed Ermeneutica delle Scienze Ermetiche©.

Gioia – Salute – Prosperità

© Michele Leone


sabato 25 ottobre 2014

Guillaume Durand de Mende, Manuale per comprendere il significato simbolico delle cattedrali e delle chiese, Edizioni Arkeios 2000


Spesso capita che rapiti dal fascino del medioevo, dal mistero dei simboli che celano le cattedrali molti autori ed autori vadano alla ricerca della più fantasiose spiegazioni per quanto è custodito e ri-velato all’interno delle chiese e cattedrali. Ancor più spesso si interpreta “ad istinto” senza seguire delle regole siano esse della storia dell’arte o di quella che possiamo definire storia delle idee di un’epoca.
Questo libro, che in realtà è parte di un’opera più grande (Rationale divinorum officiorum) merita di essere sul comodino o nella memoria di ogni persona che si avvicini al così detto medioevo ed ai suoi simboli. Guillaume si muove con agilità e disinvoltura tra la costruzione metafisica e quella fisica senza le remore dell’uomo contemporaneo. Le pagine di questo lavoro sono uno strumento di interpretazione non solo dell’aspetti fisico degli edifici di cui si parla ma anche di quello simbolico ed allegorico.

In queste pagine nulla viene tralasciato di quanto concerne l’edificazione di un tempio dalle parti della chiesa al cimitero ed alle campane.
Cit. DELLA SCALA: “La spirale della scala a chiocciola, costruita sull’esempio di quella del tempio di Salomone, è il sentiero che striscia attorno ai muri della chiesa attraverso cui si conosce, senza essere visto da nessuno, il segreto di tutti i misteri dell’edificio spirituale, la cui rivelazione non appartiene che a coloro che si elevano fino al cielo, attraverso la meditazione dei suoi beni. Si parlerà nel capitolo successivo dei gradini che portano all’altare.”.

Indispensabile

Gioia – Salute - Prosperità

© Michele Leone

venerdì 24 ottobre 2014

Recensione. Antonio Trampus, La massoneria nell’età moderna, editori Laterza, Bari 2001.


Il libro del professor Trampus ha per certo un vantaggio: è un libro di storia. Un libro non scritto ne a favore ne contro la massoneria ma, che parla della Massoneria ad esempio come fenomeno di sociabilità nel settecento. E’ un libro attento alle vicende storiche nel loro dipanarsi a partire dalla nascita della così detta Massoneria moderna nel 1717. E’ un volume agile che può essere utile sia allo storico quanto e forse soprattutto al massone. Probabilmente questo agile volume non svelerà nessun segreto, nessun complotto ma, aiuta ad entrare nei meccanismi che hanno fatto la fortuna della massoneria londinese. Meno di centocinquanta pagine bibliografia compresa per avvicinarsi ed iniziare ad approfondire un mondo complesso e la cui storia ha molteplici rivoli.

Cit da pg. 27: “Ad ogni modo la diffusione della formula massonica, soprattutto nel momento in cui cominciò ad affermarsi in modo egemonico, non risultò affatto indolore: sin dall’inizio venne accompagnata da diffidenza, da paure e da ostilità, che alcuni studiosi non esitano a spiegare in relazione agli ideali potenzialmente sovversivi di cui le logge si facevano portatrici: il repubblicanesimo, la tolleranza religiosa, l’ideologia del merito.”.

Lo consiglio

Gioia – Salute - Prosperità

© Michele Leone

giovedì 23 ottobre 2014

Recensione

Marco Materassi, Pratica di sé. Propedeutica Massonica, Tiphert 2012. Coedizione digitale #MondiVelatiEditore 2013.

Il volume di Marco Materassi è degno di interesse e nota sia per il non #massone e studioso sia per l’iniziato al...la Libera Muratoria. Le prime novata pagine sono interamente dedicate alla storia della Massonica istituzione con riferimenti anche ai testi antichi che hanno portato al 1717, anno di nascita della Gran Loggia d’Inghilterra. L’autore non si limita alla storia antica della latomistica istituzione ma, approfondisce anche aspetti più recenti e cosa non usuale pone la sua attenzione agli accadimenti ed allo sviluppo della Gran Loggia d’Italia degli A.'.L.'.A.'.M.'. piazza del Gesù - palazzo Vitelleschi.
I riferimenti a questa obbedienza massonica, seconda in Italia per numero di iscritti e prima ad aver accettato le donne (1956) non sono solo nella parte storica, ma anche in quella in cui approfondisce gli aspetti simbolici e rituali o semplicemente nella struttura organizzativa della stessa. E’ un volume scritto con chiarezza e che cerca con rigore di sviscerare una molteplicità di aspetti legati alla vita ed ai lavori #massonici. Un unico difetto, nato forse dall’esigenza di non appesantire la lettura: assenza di bibliografia e scarno di note. Difetto, in questo caso, perdonabile ma, si auspica che nelle prossime edizioni venga colmato. L’assenza delle note non pregiudica la serietà e scientificità del lavoro, in quanto le citazioni sono sempre puntuali e spesso riportate sia in lingua originale che in traduzione.


 Lo consiglio

 Gioia – Salute - Prosperità
© Michele Leone

Foto: Recensione
Marco Materassi, Pratica di sé. Propedeutica Massonica, Tiphert 2012. Coedizione digitale Mondi Velati Editore 2013.
Il volume di Marco Materassi è degno di interesse e nota sia per il non massone e studioso sia per l’iniziato alla Libera Muratoria. Le prime novata pagine sono interamente dedicate alla storia della Massonica istituzione con riferimenti anche ai testi antichi che hanno portato al 1717, anno di nascita della Gran Loggia d’Inghilterra. L’autore non si limita alla storia antica della latomistica istituzione ma, approfondisce anche aspetti più recenti e cosa non usuale pone la sua attenzione agli accadimenti ed allo sviluppo della Gran Loggia d’Italia degli A.'.L.'.A.'.M.'.  piazza del Gesù - palazzo Vitelleschi.
I riferimenti a questa obbedienza massonica, seconda in Italia per numero di iscritti e prima ad aver accettato le donne (1956) non sono solo nella parte storica, ma anche in quella in cui approfondisce gli aspetti simbolici e rituali o semplicemente nella struttura organizzativa della stessa. E’ un volume scritto con chiarezza e che cerca con rigore di sviscerare una molteplicità di aspetti legati alla vita ed ai lavori massonici. Un unico difetto, nato forse dall’esigenza di non appesantire la lettura: assenza di bibliografia e scarno di note. Difetto, in questo caso, perdonabile ma, si auspica che nelle prossime edizioni venga colmato. L’assenza delle note non pregiudica la serietà e scientificità del lavoro, in quanto le citazioni sono sempre puntuali e spesso riportate sia in lingua originale che in traduzione.
Lo consiglio
Gioia – Salute - Prosperità 
© Michele Leone

mercoledì 22 ottobre 2014

AMORE un’etimologia (im)possibile

Oggi, mi sento un po’ isodoriano, e non me ne voglia l’ultimo Padre latino della chiesa, per il quale provo da sempre profonda stima. Come Isidoro, oggi mi lancio in una etimologia che potrebbe far accapponare la pelle ai filologi (se possono non me ne vogliano).
Ultimamente, in modo diretto o indiretto spesso ho parlato di amore. Parlare dell’amore da un punto di vista filosofico, ermetico o religioso ammesso che si possa fare una seria distinzione, occuperebbe troppo tempo, almeno in questa sede. Quindi come si sul dire: sarò breve.
Mi piace immaginare, e spesso quando parlo di AMORE, mi riferisco a questo significato, l’etimologia di AMORE così composta: A e MORE. Dove la A è privativa e MORE ha il suo significato latino di costume, usanza, abitudine, moralità, buoni costumi. Quindi l’Amore secondo questa etimologia è privo di tratti caratteristici di questo tipo. E’ infatti da notare che questo tipo di amore non è immorale ma, semplicemente amorale, senza moralità o meglio con una moralità che potrebbe essere altra e fuori dagli schemi di quelle consuetudini che alla fine sono diventate tradizione (con la t minuscola) ed orientamento alla vita nel senso dei buoni costumi ordinari.
A questo punto qualcuno potrebbe dirmi che sto propugnando teorie tendenziose e pericolose, forse. Altri potrebbero chiedermi e per l’amore tra due anime? Ed infine, ma non per ultimi, i più accorti tagliapietre potrebbero contestare questo stile di vita (etimologico) ai così detti profani e non solo.
Purtroppo, il mio tempo è scaduto. Approfondirò nella o nelle prossime puntate, nel frattempo a voi le soluzioni.
Gioia – Salute – Prosperità
© Michele Leone
foto di Pensieri vari ed avariati, appunti ed Ebook di Michele.

Nota sulla parola struere

Struere oltre che ad istruire, rimanda ad altre due parole che sia nel significato letterale che in quelli più profondi sono o dovrebbero essere legati al mondo degli Iniziati; esse sono costruire e distruggere.... Nella prima è presente la particella con (insieme) e struere (unire, ordinare), quindi mettere insieme più oggetti ordinatamente; nella seconda è presente la particella privativa de con senso contrario, quindi avremo destruere (disfare, abbattere).
Dalla radice stuere si dipana una parte del lavoro di coloro che sono agli inizi del cammino (e non sono dei così detti apprendisti) Apprendere (prendere a)in modo attivo per costruire dentro di noi mettendo insieme. Ma non basta, c'è la parte del disfare, abbattere, fare spazio. Attraverso il silenzio e la meditazione iniziare a levigare la pietra ovvero eliminare ciò che vi è di superfluo per far emergere ciò che è dentro. Combattere il “vizio” ed arrivare alle virtù.
Istruzione e Costruzione come avamposti del coagula e potrà essere raggiunto (almeno simbolicamente) in successive iniziazioni e Distruzione come quel solve che è iniziato nel gabinetto di riflessione ed è indispensabile per separare il grano dal loglio.
Quindi Istruendoci, costruendo e distruggendo prima di tutto dentro di noi, e poi anche all'esterno potremmo, con la malta del vero Amore, un giorno sperare di divenire INIZIATI.
Gioia - Salute - Prosperità
© Michele Leone
Immagine presa dalla rete


domenica 19 ottobre 2014

Appunti amorevol-teoretici di Alchimia Spirituale 0.4 comunicazione con il profondo


Se è vero che esistono diversi tipi di comunicazione una in particolare ci interessa in questa sede: la comunicazione con il profondo. Intesa sia come comunicazione del soggetto all’interno di se stesso sia come comunicazione tra due soggetti.

Della comunicazione con il profondo individuale abbiamo accennato in altra sede e approfondiremo il discorso in una sezione appositamente dedicata. Oggi vogliamo accennare a quel tipo di comunicazione che esiste tra due soggetti (potrebbe esistere anche tra più soggetti ma, le condizioni per cui si verifichi sono molto più rare).

Ci sono delle condizioni “naturali” o indotte per le quali alle volte quando si parla con una persona sembra che lo spazio-tempo acquistino un valore diverso da quello convenzionale, ci sembra anche che gli elementi di disturbo diminuiscano, le percezioni psicofisiche si ampliano ma unicamente nella direzione del nostro interlocutore. Non è detto che entrambi i soggetti riescano ad entrare in questa forma di comunicazione attiva; potrebbe accadere che uno dei due “parli” con il profondo dell’altro mentre il secondo soggetto potrebbe essere un attore “passivo”. Quando si verificano queste condizioni, soprattutto nel caso di un solo attore attivo bisogna procedere con estrema cautela e prudenza. La prima cosa che si deve fare è cancellare dalla propria interiorità ogni forma di egoismo e di desiderio di dominio verso l’altro o di manipolazione a “nostro” favore.

La correttezza e la buona fede sono un presupposto fondamentale di questo tipo di comunicazione, se si opera al “nero” gli effetti verranno rimessi alla prima occasione da quanto è stato smosso. Un’altra indicazione per questo tipo di comunicazione è che il soggetto attivo sia nudo e abbia eliminato per quanto gli è possibile ogni interferenza dell’ego e delle maschere che vengono quotidianamente indossate.

Una volta stabiliti i presupposti fisici e metafisici di questo tipo di comunicazione le parole come tutti gli altri messaggi non verbali non verranno filtrati ne dalle nostre sovrastrutture né da quelle del nostro interlocutore.  Alcune volte riusciremo a parlare direttamente con il profondo o a toccare l’anima come si è soliti dire. Gli effetti di questo tipo di comunicazione non sono sempre (anzi di solito è vero il contrario) immediati. Dopo che avremo comunicato con il profondo del nostro interlocutore, che avremo sfiorato la sua più intima essenza, questo tornerà alla sua vita e solo con il tempo piano piano i nostri messaggi riemergeranno e verranno rielaborati con i suoi strumenti.

Vista la complessità e delicatezza di questo tipo di considerazioni, rimando ai prossimi “capitoli” per approfondire l’argomento

Gioia Salute e Prosperità

© Michele Leone

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Porfirio, sui simulacri


Recensione. Porfirio, sui Simulacri, Adelphi 2012

Un libro per avvicinarsi ai misteri dell’antichità, alle “regole” dell’estetica prima che nascesse l’estetica come disciplina filosofica, un libro per cogliere i simboli delle statue o più semplicemente un libro per tutti coloro che sono curiosi. Curiosi di conoscere il perché una determinata divinità è rappresentata in un certo modo o curiosi di conoscere i “miti” all’origine della mitologia. Non bisogna temere la propria impreparazione quando ci si avvicina al neoplatonico Porfirio, come non bisogna mai temerla quando ci si avvicina ad un autore antico. Forse non avremo tutti gli strumenti per interpretare al meglio il loro pensiero e messaggio, forse saremo grati al traduttore ma, ci faremo un regalo avvicinandoci ad uno stile di pensiero prima ancora che di scrittura accessibile a tutti, molto più di tanti così detti intellettuali moderni. Un libro che stando all’autore non è per tutti:

“Parlerò per chi è lecito – voi profani chiudete le porte – e farò conoscere i pensieri di una sapienza teologica con i quali uomini, mediante immagini congeneri ai sensi, raffigurando realtà invisibili in forme visibili, rivelarono il dio e le potenze del dio a coloro che hanno appreso a ricavare dai simulacri, come da libri, ciò che vi è scritto riguardo agli dèi.”.

Da Leggere

Gioia Salute e Prosperità

© Michele Leone


domenica 12 ottobre 2014

Avviamento alla Massoneria - Recensione


Umberto Gorel Porciatti, Avviamento alla Massoneria, Atanor

Troppo spesso quando bisogna indicare una lettura sulla Massoneria si indicano “pesanti” ed alle volte incomprensibili volumi preferibilmente di autori con culture ed orientamenti spesso lontani anni luce dalle italiche faccende.

Qualcuno, potrebbe o dovrebbe, obiettare che la Massoneria è Universale e che quindi poco importa quale sia l’ambito culturale e storico in cui è cresciuto il pensiero dell’autore. Questa obiezione è parzialmente vera e diviene generalmente vera per l’apparato simbolico della Massoneria che in questo e forse solo in questo è Universale. Per il resto, soprattutto per le storie della massonerie “locali”, questa obiezione non corrisponde al vero; quanto meno non corrisponde completamente al vero. Non basta, colpiti da esterofilia, noi italiani abbiamo eseguito una sorta di Damnatio memoriae della maggior parte degli autori Italiani dell’Ottocento e primo Novecento.

Grazie al cielo non è il caso del buon Porciatti, conosciuto, spesso, anche del più sprovveduto conoscitore di cose massoniche. Gorel, in queste pagine pubblicate postume dalla casa editrice Atanor, aiuta il curioso e l’aspirante “Fratello” a capire in modo efficace cosa possa essere la massoneria e come ci si possa avvicinare. Il libro risente del periodo in cui è scritto per alcune posizioni o descrizioni ideologiche. Questo non è un limite, è un vantaggio che permette all’accorto lettore di entrare in punta di piedi nella storia delle massonerie italiane. E’ una opportunità di conoscenza per il profano quanto per l’iniziato, per quest’ultimo l’opportunità che gli si presenta dovrebbe essere un dovere!

E’ un testo che non può non essere letto. Chiudo questa breve recensione con una frase dell’autore in riferimento al come si diventa Massoni: “Occorre che il germe sia in potenza perché la vita possa nascere, la natura dare i suoi frutti; la Massoneria è come l’arte: artisti si nasce, non si diventa. Il culto del Bello, la misura delle forme, l’armonia delle proporzioni e dei colori, si apprende, ma ciò giova solo a chi ha l’anima dell’artista, a chi sente l’Arte; e la Massoneria è proprio un’Arte, è l’Arte Reale, l’Arte per eccellenza, quella del perfezionamento individuale, quella della trasmutazione dell’Io, intrinseco, greggio, rigido, in un Io dilatato, plastico e levigato, che, come tale, scompare confondendosi nell’Io collettivo nel Sé dell’Essere.”.

Gioia Salute Prosperità

© Michele Leone

venerdì 5 settembre 2014

Appunti amorevol-teoretici di Alchimia Spirituale 0.3

Le fasi dell’Opera sono molteplici. Finite e non finite. Finite perché possono essere enumerate, non finite perché è necessario tornare e rettificare. Nulla nell’Opera è inutile o di spreco, al massimo di scarto. Come nella distillazione dello spirito di vino dobbiamo tagliare la testa e la coda, lo stesso dobbiamo fare con la distillazione durante l’opera. Lo scarto non va gettato. Come in un cantiere, i materiali di risulta, che sono superflui, superflui in quel cantiere, possono se ben adoperati essere fondamenta per un nuovo lavoro di edificazione.

La terra e la materia, sono spesso il punto di partenza. In essa la putrefazione ma, anche la generazione. Strumento tra i più importanti è il silenzio e l’ascolto. Silenzio che ha varie forme quanti sono i colori del cielo nelle ore del giorno e della notte. Silenzio che mai è uguale a se stesso, ma che deve mantenere un’intenzione. Ben dice Filone:
“Ci sono uomini per i quali è conveniente solo ascoltare e non parlare, e di questi è detto <<Fà silenzio ed ascolta>> (Deut. 27,9): davvero un ottimo precetto! Siccome l’ignoranza è sfrontatezza e chiacchiera, il primo rimedio è il silenzio; il secondo è l’attenzione rivolta a coloro che dicono cose degne d’essere ascoltate. Non si deve pensare, tuttavia, che questo sia l’unico significato del precetto:  <<Fà silenzio ed ascolta>>. Esso ne esprime un altro ancora più profondo. Infatti non incita a far silenzio con la lingua e ad ascoltare con le orecchie, ma anche a far silenzio ed ascoltare con l’anima. Molti, infatti, pur andando ad ascoltare qualcuno, non ci vanno con la loro mente, ma vagano fuori e van pensando a mille argomenti […] e a causa della gran confusione che nasce dentro di loro non riescono ad ascoltare chi parla: questi parla, ma non come fosse tra gli uomini, bensì tra pupazzi senza anima, che hanno orecchie, ma non sentono. Se, dunque, l’intelletto deciderà di non occuparsi di nessuna delle cose che vengono dal di fuori, né di quelle che serba nel suo intimo, ma, mirando alla quiete della tranquillità, si protende verso Colui che parla, facendo silenzio secondo il precetto di Mosè, allora potrà ascoltare veramente con attenzione: altrimenti non ne avrà mai la forza.”. FILONE, L’erede delle cose divine, 10-13.

Questo stato, il silenzio, è una delle operazioni e strumenti fondamentali, non per comprendere l’Opera ma, per potersi avvicinare ad essa. Senza silenzio è meglio restare nella materia e giocare i giochi dei sensi.

 Gioia Salute Prosperità
© Michele Leone

Dialogo immaginario tra Averroè e Porfirio (filosofo greco-orientale), da un manoscritto del Trecento
 

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