sabato 22 giugno 2013

bagno purificatore e cavalleria

“Non va sottovalutato il fatto che il bagno purificatore rappresenta un elemento ricorrente nel rituale iniziatico cavalleresco. Risale a tempi remoti, infatti, la «cerimonia del bagno», per la quale l’aspirante cavaliere, prima di essere condotto nella cappella in cui trascorrere la vigilia di preghiera, doveva essere immerso in una vasca, lavato e quindi rasato.
La cerimonia era delle più complesse, poiché il neofita, dopo il bagno, doveva addormentarsi, per essere svegliato subito dopo dagli officianti e rivestito di una tunica verde rituale per la veglia. Quindi, al mattino, ricondotto nuovamente a letto, poi ancora svegliato e rivestito di una tunica rossa, quando il re l’avesse ritenuto opportuno, per l’iniziazione vera e propria.
L’uso era abbastanza corrente, se si considera che nel linguaggio della cavalleria ricorre con una certa frequenza il termine di «cavaliere bagnato» per indicare il cavaliere di nuova investitura, appena reduce da un rito che con ogni probabilità comportava la purificazione del bagno.”

Estratto da: Cuomo Franco, "La Cavalleria.” Mondi Velati Editore srl 2013

domenica 16 giugno 2013

Ordine, dritto e Giusto

Un'immagine dall' Iconologia di Cesare Ripa ed il commento alla stessa dell'autore:
 
Uomo che con la mano destra tiene l'archipendolo e con la sinistra la squadra. Volendo gli Egizi dimostrare qualche cosa drittamente e ordinatamente essere stata fatta, e ritrovare il giusto ed il dritto di essa, lo significavano per l'archipendolo e per la squadra. Essendo che l'archipendolo serve a quelle cose che si debbono drizzare e la squadra alle cose alte e piane, ma torte, e in ultimo a tutti i canti di ciascun corpo, per il quale sia da tirarsi la linea dritta.
 
Può essere uno spunto per delle riflessioni e/o per approfondire il significato metaforico o simbolico di alcuni strumenti di lavoro.
 
Buona domenica a tutti

venerdì 7 giugno 2013

melograno

Ho trovato tra i miei appunti e cartelle questa pagina sul melograno, non è mia e purtroppo non sono riuscito a rintracciare ne il sito ne l'autore, quindi non sono in grado di fornire a me e voi maggiori dettagli, ma se li scopro, li inserisco subito.

IL MELOGRANO


Poche piante possono vantare un numero di miti e leggende simile a quello che si può associare al Melograno. Raffigurato fin dal terzo millennio Avanti Cristo in numerose tombe egizie questo splendido arbusto attraversa praticamente tutte le culture del Mondo Antico, comparendo in riti, racconti, simboli, sogni e tradizioni spesso legati alla sensualità. Pianta antichissima (risalente al Pliocene) e originaria dell’Asia centro-occidentale (cresce spontanea in Afghanistan e in Iran) il Melograno ha sempre affascinato l’uomo fin dall’antichità: frutti autentici per il “viaggio” di Ramsete IV trovati nella sua camera sepolcrale, pianta sacra e
afrodisiaca per i Fenici il Melograno compare spesso anche nel Vecchio Testamento (soprattutto nel Cantico dei Cantici) e secondo alcune tradizioni sarebbe addirittura una melagrana il pomo offerto da Eva ad Adamo così come sarebbe una melagrana il Pomo della discordia secondo alcuni studiosi della mitologia degli antichi Greci che credevano anche, quest’ultimi, che a piantare il Melograno nell’isola di Cipro fosse stata nientemeno che Afrodite. È una pianta che si fa voler bene per i suoi molteplici usi. Inevitabilmente assume significati simbolici importanti. Il fiore, il frutto e i numerosi semi sono quasi sempre associati, in tutte le antiche civiltà, alla fertilità e alla fecondità. È certamente conosciuta dagli Ebrei: nella Bibbia il Cantico dei Cantici descrive la sposa amata e la fecondità della Terra Promessa attraverso la metafora della melagrana; lo stesso nella cultura orientale: in Cina quanto in Vietnam, come simbolo della nascita di nuove generazioni, si parla di una legenda secondo cui "una melagrana si aprirà e da essa usciranno cento bambini". Nell'Antico Egitto invece si utilizzavano i frutti anche nelle cerimonie funebri, tanto che appaiono testimonianze nelle pitture all'interno di tombe risalenti a 2500 anni fa, compresa la tomba del potente faraone Ramses IV. Nella mitologia greca la melagrana è il "cibo dei morti" e Kore, figlia di Demetra, Dea dell'agricoltura, fu condannata a divenire la custode dell'Oltretomba, con il nome di Persefone, per averne mangiato alcuni grani. Ne emerge quindi un significato di dualità: fertilità, fratellanza e unità (simboleggiata dai tanti chicchi racchiusi in un unico frutto) ma anche simbolo di ombra e di morte. Nel "linguaggio dei fiori" comunque prevale il significato positivo, di abbondanza e di amore ardente per il colore acceso delle infiorescenza. Ancora oggi, in alcune culture dell'est Europa, la tradizione vuole che il novello sposo trasferisca un melograno dal giardino del suocero nel suo come augurio di prole numerosa; le spose turche invece scagliano a terra un frutto maturo al termine della cerimonia e il numero di grani fuoriusciti indicherà quanti saranno i loro figli. Era, la regina degli dei , nella sua accezione di dea madre, Afrodite, che secondo la leggenda aveva piantato per la prima volta l'albero nell'isola di Cipro a lei sacra. Demetra dea della fecondità della terra. Come simbolo di abbondanza e di fertilità compare in un gran numero di rappresentazioni delle dee citate come ex voto in numerosi santuari, soprattutto dell'Italia meridionale e della Sicilia. Il frutto era rappresentato in mano alla statua dell'Era di Argo e come attributo della cosiddetta Dea del melograno, scultura arcaica di una divinità femminile. Piccole melegrane di terracotta erano collocate nelle sepolture nell'area della Magna Grecia. La pianta era nata secondo alcune tradizioni dal sangue di Dioniso. Ma il più antico mito della Grecia che lo riguarda è quello che lo associa ad Orione, che era la più grande e luminosa
costellazione e che si diceva fosse un’enorme (figura gigantesca), figlio della terra e famosissimo per la sua bellezza. Si narra che avesse sposato Side, ma che non fosse stato fortunato nella scelta, poiché lei era così vanitosa da credere di essere più bella anche di Era, la dea per questo la punì scaraventandola nell’Ade, ove si trasformò in melograno. Durante le feste in onore della dea Demetra, le ateniesi mangiavano i semi luccicanti del frutto per conquistare la fertilità e la prosperità, mentre i sacerdoti erano incoronati con rami di melograno, ma non potevano mangiarne il frutto in quanto, come simbolo di fertilità, aveva la proprietà di far scendere l’anima nella carne.

martedì 4 giugno 2013

Breve introduzione all' ebook di E. Queto, Cenni importanti sull'origine e scopo e della Massoneria.



Seguendo la volontà dell’Editore di rendere fruibili al grande pubblico testi difficilmente reperibili sul mercato tradizionale o inaccessibili a quello digitale diamo “alle stampe” questo primo volume della collana Ritrovati.

Il testo di Enrico Queto è un agile volume degli inizi della seconda metà dell’ottocento sulla Massoneria. Questo libro, con semplicità e chiarezza prova a raccontare brevemente la nascita, tra storia e mito di questa istituzione ed il suo evolversi. Il cuore dell’opera di Queto è nello spiegare il fine della Massoneria e alcuni significati dei suoi propri riti e simboli.

E’ un volume molto diverso da quelli che spesso sono pubblicati attualmente che potrà incuriosire ed essere utile strumento sia al lettore occasionale di questi argomenti sia all’assiduo frequentatore di letture sulla Massoneria. Se, forse, l’appassionato di esoterismo, il cultore di misteri tout court potranno restare delusi dalla semplicità delle pagine che seguono, il lettore attento, colui che è abituato a riflettere e leggere tra le righe troveranno spunti per profonde riflessioni e per poter come in un puzzle aggiungere tasselli alla conoscenza delle cose e delle tradizioni Massoniche.

Queto, probabilmente non è imparziale, anzi, nelle sue pagine a partire dalle prime righe della prefazione si capisce subito che è un testo a favore della Massoneria, anzi, parafrasandolo è un libro scritto per farla “amare”. E’ uno di quei testi che ci riportano nel vivo del risorgimento, dove così vivi e accesi erano gli animi degli uomini. Dove chi poteva, apertamente, si schierava e difendeva le proprie idee.

L’edizione digitale di quest’opera si basa sull’edizione del 1859, dove campeggia quasi come sotto titolo la frase: Raccolti per cura del FKKAD. Questa frase è lunica scritta con le abbreviazioni in uso tra i massoni, detti anche quasi scherzosamente fratelli tre puntini a causa del loro modo di abbreviare le parole per mezzo del segno/simbolo dei tre punti a forma di triangolo. Non volendo, in questa sede entrare in un discorso sulle abbreviazioni massoniche nella storia, discorso che meriterebbe un’approfondita analisi ed uno studio a oggi assente, mi limiterò a decifrarla in: Raccolti per cura del Fratello Cavaliere Kadosh. Le uniche variazioni rispetto all’opera originale, in questa versione digitale consistono in una leggera modifica al testo per rendere più fruibile la lettura. Una modifica minima che non ha voluto snaturare il testo, infatti, la maggior parte di questo e tale e quale all’originale, ma che ha operato sull’eliminazione o sostituzione della maggior parte dei termini desueti e non più in uso nella nostra lingua. L’unica vera cancellazione consiste nel non aver riportato in questa edizione la tabella delle Gran Logge e Gran Capitoli degli Stati Uniti d’America con le relative Logge subordinate nel periodo 1850 – 1868.

Michele Leone

E. Queto, Cenni importanti sull'origine e scopo e della Massoneria, Mondi Velati Editore, Chivasso 2013



lunedì 3 giugno 2013

Similitudine tra proemio Vangelo di S. Giovanni e un passo delle Upanisad

 


“L’intuizione mitica, anzi, stabilisce l’equazione Parola-Sole, Vibrazione-luce, e l’attestano, con grande varietà, molti termini del vocabolario sacerdotale (MUI = risplendere, risuonare). Anche in India, culla dell’antica Tradizione orientale, si dà gran rilievo al potere magico della Parola, Vac, che nel X inno del RgVeda è protagonista assoluta. E in singolare consonanza con il proemio del Vangelo di san Giovanni un passo delle Upanisad recita testualmente: “In principio fu il Vac e il Vac era presso il Brahman e il Vac era Brahman”.”

 Parodi Bent, "Meditazioni sulla Massoneria.” Mondi Velati Editore srl, Chivasso 2013, cap. 2 “La Massoneria fra esoterismo e Illuminismo”





sabato 1 giugno 2013

appunti sulla consocenza ed i daemon. Ovvero del sapere e del dolore

I propri daemon vanno ri-conosciuti, di essi bisogna conoscerne le qualità e scrutando ciò che ognuno da solo più conoscere del proprio essere, capire e sapere quelli che vanno incatenati in oscure e profonde prigioni, quelli che vanno consultati e quelli che dobbiamo far emergere alla piena luce del mezzogiorno.
La conoscenza, il sapere e la verità, inevitabilmente implicano dolore e/o sofferenza, solo dopo il dolore che forse mai guarirà vi può essere l'alba della saggezza.
Non basta aver attraversato il roseto ed essersi punti con la rosa, non basta la volontà, la conoscenza quella più vera, più profonda ed intima ha bisogno di altri attributi per essere posseduta, la conoscenza è possesso quasi carnale attraverso un dolore che è fisico e mistico. Solo dopo tutto questo, può, potrebbe arrivare la saggezza che nel quotidiano è attribuita agli anziani, in quanto sono coloro che hanno vissuto ed esperito.
Michele Leone

Post in evidenza

Welcome http://micheleleone.it/

Ciao a tutti, oggi voglio segnalarvi la nascita del mio sito: http://micheleleone.it/ Spero di ritrovarvi numerosi su questa nuova piat...