venerdì 30 ottobre 2015

La vita dei poeti

Non bisogna mai credere alle parole degli artigiani del pensiero o dei poeti, quando parlano della loro vita. A differenza di quanti vivono di cruda materia, la loro esistenza è più articolata; per questi artigiani delle emozioni e dello Spirito non vi è alcuna differenza tra un luogo visitato in questo piano ed un viaggio in una dimensione altra. La loro biografia non è racchiudibile nelle categorie dello spazio e del tempo comunemente intesi. Essi vivono molteplici esistenze ed hanno le chiavi di infine
terre, vanno e vengono a loro piacimento o a seconda della necessità. Pur non dovendo credere alle loro parole dovremmo lasciarci trasportare in sogni o nuovi o destarci dal sogno che scambiamo per esistenza.
Gioia - Salute - Prosperità
@ Michele Leone

giovedì 29 ottobre 2015

un giorno qualunque

…Poi scopri di avere 10 minuti in più del previsto e che tutto sommato non hai voglia di prendere l’autostrada e che anche il navigatore può stare spento, la radio diventa superflua con i pensieri che stridono l’uno contro l’altro come ruota di treno su di una arrugginita rotaia. I colori dell’autunno si susseguono all’alternarsi di luce e tenebre propri di ogni coscienza. E’ questo uno dei sensi del viaggio, andare consci che ogni volta si tornerà diversi, mutati seppur in modo infinitesimale. E i luoghi siano fisici o metafisici, non si lasciano scoprire a caso, e nudità è sempre voluta indipendentemente dal desiderio. Ed allora quale momento più propizio per una sussurrata invocazione sotto il cielo…
Gioia –Salute – Prosperità
© Michele Leone

Nelle foto chiesa romanica a Piverone









martedì 27 ottobre 2015

Iniziazione di Gesù

Mentre lavoravo alla preparazione del secondo volume de Il Mondo Secreto di De Castro, ho riletto il passo che oggi vi riporto.
“Giunta la sera stabilita i notturni segnali apparvero sulla montagna. Gesù e Giovanni si affrettarono a recarsi al luogo del convegno; nel quale trovarono un mandatario dell’ordine vestito di bianco. Furono da costui guidati a subire le loro prove; senza le quali non avrebbero potuto entrare nel luogo ove erano radunati i membri dell’ordine; compiute le quali furono condotti nel seno dell’assemblea, ove i fratelli stavano seduti in semicerchio divisi secondo i quattro gradi della sapienza. Alla presenza di quei sapienti, le cui candide vesti porgevano testimonianza dell’innocenza del loro animo e della loro vita, i due giovinetti, con la mano destra appoggiata sul petto e la sinistra stesa lungo il fianco, pronunciarono con purissimo affetto i loro voti, e promisero di rinunciare ai tesori terrestri, alla gloria e alla potenza di quaggiù; e giurarono, dando e ricevendo un bacio fraterno, obbedienza e segretezza. Dopo di che furono (così volevano gli statuti dell’ordine) condotti in una remota caverna, ove restarono tre giorni e tre notti a meditare sulla nuova vita a cui erano chiamati; e la terza sera furono ricondotti nell’assemblea per essere interrogati, ed indi per pregare in comune; e ricevuto di bel nuovo fraterno bacio, furono vestiti di bianco, meritando quel simbolo con la schiettezza e purezza del cuore; e si diede loro un piccolo alveare, emblema dell’operosità della setta. Intonato il canto di lode e sedutisi da soli, come impongono le regole dell’ordine, e non in comune, al banchetto d’amore e di carità, furono congedati, affinché rimanessero in completa solitudine dodici lune, nella custodia dell’antico, per rendersi degli delle novelle iniziazioni.                                                                    
Passato l’anno, l’ordine li riebbe più ferventi che mai, e più deliberati alla missione che avevano assunta. Nella meditazione e nel digiuno il loro spirito grandeggiò; e gli inattesi incrementi svelarono la natura e la potenza divina. Però i successivi gradi si dischiusero ad essi come a figli amatissimi; e compiute le obbligatorie e rituali prove ebbero nell’ordine seggio degno della loro sapienza e delle loro virtù”.
E’ mia intenzione, leggere questo passo come una “favola”, ma in questa “favola” ci sono degli elementi che sono o dovrebbero essere caratteristici di molte scuole iniziatiche passate e presenti. Mi limiterò a sottolinearne un paio. Tipico delle scuole iniziatiche è il giuramento obbedienza e segretezza, non deve stupire che lo si ritrovi nella iniziazione degli Esseni. L’essere vestiti di bianco da un lato rimanda al candidato e dall’altro alla purezza che la maggior parte delle scuole iniziatiche hanno come divisa, è quasi superfluo ricordare che questo è il colore del grembiulino che cinge i fianchi degli Apprendisti Accettati nella Libera Muratoria. La metafora o simbolo dell’alveare è presente nella tradizione ermetica, e ad esso ed alle api fanno riferimento numerosi autori di scuola Rosa+Croce, come la famosa rosa alveare che su trova nel testo Summum Bonun di R. Fludd ed il motto Dat Rosa Mel Apibus. Il periodo di solitudine di dodici lune, simile alla lunghezza di un anno ha molteplici richiami con le scuole iniziatiche. In ultimo, nonostante ai candidati siano state riconosciute qualità divine, la scuola degli Esseni non si esenta dal compiere le obbligatorie e rituali prove; questo è quanto avviene o dovrebbe avvenire in ogni società Tradizionale ed Iniziatica. Non importa chi sia il candidato, la ritualità e le prove non sono un orpello.                                              
 A queste brevi e veloci considerazioni se ne potrebbero aggiungere molte altre e di varia e più profonda natura, ma l’ora è tarda…
Gioia – Salute – Prosperità
©Michele Leone

Immagine presa dalla rete. Raffigurazione di uno dei disegni del quaderno di VILLARD DE HONNECOURT

lunedì 19 ottobre 2015

La Società degli spettri uniti nella tomba (bozza,estratto)

Anche la terra di Puglia così gravida di uomini generosi, libertari e di cultura, non poteva non generare in questo periodo storico ('700/'800) la sua società segreta.
Il nome così terrifico sottendeva una allegoria di uomini già morti per la causa che servivano. La sede principale con ogni probabilità era a Bari ed aveva delle diramazioni nelle città di Andria e Barletta. Da alcuni la nascita di questa setta è nella cittadina di Barletta ed il suo nome viene reso in Unione nella Tomba.
Le carte segrete della polizia austriaca ci danno precise indicazioni: “Vuolsi che tale setta abbia adottato il nome I spettri riuniti nella tomba; i membri quello di Spettri, e che con la loro vendita si chiami ora Tomba. Dicesi che questa setta esistesse già fino dal mese di luglio 1822, e, giudicando dai suoi scritti ed emblemi, la di essa ramificazione deve sortire dalla Francia”.
Uno degli scopi della setta pare essere a frammentazione delle truppe austriache nel Regno di Napoli, tra i membri di questa società segreta vi erano anche dei prelati. I membri di questa setta di definiscono spettri per sottolineare la loro condizione di già “morti”, e quindi pronti ad affrontare l’estremo sacrificio senza paura.
Il rituale, come spesso accade a queste società “minori” ed in una qualche forma figlie della Massoneria o della Carboneria, ricalca in maniera semplificata, ma non semplicistica i rituali delle due società “maggiori”.  I loro incontri si chiamavano Adunanza.
Tra le varie sigle ed acronimi di questa società troviamo:
S.A.F  = Silenzio, Amore, Fedeltà.
Il silenzio come sempre è un aspetto ed una caratteristica fondamentale delle società segrete, silenzio che deriva dalle società segrete di stampo iniziatico ed esoterico.
Gioia – Salute –Prosperità
© Michele Leone

Immagini prese dalla rete



domenica 18 ottobre 2015

pensieri aggrovigliati, La Porta Ermetica e Kremmerz

Oggi è una di quelle giornate in i cui pensieri fanno fatica a dipanarsi  e restano aggrovigliati in una matassa, in una palla con la quale forse non giocherebbe neanche un gatto. Ed allora meglio mettersi a lavorare in altro modo e forma. E’ quasi pronta la prima stesura della nuova edizione de La Porta Ermetica di Giuliano Kremmerz che probabilmente vedrà al luce nel periodo natalizio per i tipi di Mondi Velati editore. Vi riporto senza commento la prefazione che per un gioco di rimandi e “coincidenze” rimanda ad uno dei miei ultimi post quando parlo del “Canto dei Cantici” e alla dedica e introduzione de “Le magie del simbolo”.
Prefazione
Dedico a te, o Maria, esempio di inaudita fedeltà, queste pagine brevi, stampate, per volontà non mia, per iniziare ai secreti della tua anima ermetica i dotti fanciulli della ingenua umanità. Maga, sacerdotessa, zingara, cartomante, medichessa, astrologa, divina – seduttrice ed ammaliatrice sempre – sei passata e passi anche tu attraverso al labirinto delle vittime di due estremi, la fede ignorante e la boria scientifica dei terrestri. Quindi non meravigliarti se la mia prosa sarà accolta come Calandrino di Messer Boccaccio in Mugello.
Non so ora, o Maria, dove ti trovi e quale maschera porto, ma questo libro ti arriverà lo stesso e con un sorriso eroico, quel famoso sorriso dei pasticcetti con crema di frutta, dirai:
-           Toh! Parla un morto della tragedia storica che vissi e piansi in omaggio alla gratitudine dei popoli melensi, immemori di chi loro ha donato la libertà del non credere!
E leggerai e vedrai le due figure che ho insinuate.
La prima è il caracter adeptorum… una cosa che capiscono tutti al tempo che corre, nel quale anche gli agenti delle imposte studiano l’occultismo nei manuali della culinaria vegetariana. E se qualcuno non lo intendesse, basterebbe domandarne al primo dei filosoi iniziati che ci vengono a predicare il verbo credere da oltre alpe. Poiché la razza greco-italica è orbata di maestri di tali cose sublimi, emigrati nel campo psichico forestiero, per acquistare quel certo tonico scientifico che loro mancava, nel vecchiume cristallizzato dell’antica esposizione metafisica… e per saperne la interpretazione giusta e moderna, anzi per penetrarne il mistero arcaico col lumicino filologico che ci fa difetto.
Sol voglio farti notare, o Maria, che intorno al circolo è scritto: Non formido mori, voto melioris ovilis: Nam ante oculos mihi ceu in speculo stat vita fortuna che in lingua maccheronica, salv complicazioni internazionali, vorrebbe dire che all’adepto sta innanzi agli occhi come in uno specchio la vita futura e che, quindi, non si spaventa della morte pel desiderio di migliorare l’ovile. E’ quindi ancora, aggiungo io, vano per l’adepto di studiare questa morte che non gli fa paura e ozioso il parlarne per contentare i curiosi.
Alla leggenda esteriore va contrapposta una croce di quattro versetti, la più interna, i quali, dalla posizione della scrittura, si fanno supporre girevoli e si completano due a due
Crux abit in lucem – Lux deerit soli
Crux agit arte ducem – Dux erit umbra solis

Oppure
Lux deerit soli - Crux abit in lucem
Dux erit umbra solis - Crux agit arte ducem

E nel mezzo di un cerchio interiore:
Ergo sibi simili constantia cardine quadrant
Versetto che si vuol far precedere o seguire alle due coppie precedenti. Basta un latinista di ginnasio per non far capire lo spirito di quell’Ergo, ma per tradurre ci basta un bidello delle scuole regie.
Più critica è la seconda tavola: Cavea sibyllarum.
Cavea vuol dire gabbia, recinto, platea o luogo? Guarda il fregio ovale che chiude la scena: non ti pare un serpente che non abbia ne capo ne coda?
L’autore annota: cavea sibyllarum, idest cavea virginorum faticanarunt, cioè delle vergini indovine. Vergini? Ma perché il lettore non prenda abbaglio soggiunge: idest faemina vel puella, cioè donna o fanciulla cujus pectus Numen recipit, il petto della quale riceve il Nume. Anche qui un ostacolo: pectus è il petto, il seno, il cuore, l’anima, il sentimento? Dovresti, o Maria, spiegarlo tu, perché tu lo sai ogni volta che fai la vergine indovina donde ti escono Dei sententias sonantes, cioè sentenze sonanti o vocali di Dio!
Come frontespizio al libro, vi ho fatto incidere la porta ermetica che sta nei giardini di Roma. Ti ricordi Roma, o Maria? La consoci bene, non dir di no – e sai che ha tante porte grandi e questa piccola e bassa. La ho scelta perché certe scritte paiono fatte apposta per le opere che sto incubando pei secoli futuri – quando i negri corvi partoriranno le bianche colombe, vale a dire quando in Vaticano si farà colazione con due granelli di pietra filosofica con asparagi scientifici all’insalata – gli asparagi per prevenire la calcolosi.
Tu sorridi, o amica diletta tu ridi…
Siimi serenamente giudice. Aspetto il tuo verdetto. Un fiore. Lo staccherai dall’albero della Genesi, lasciando che gli altri fruttifichino il bene e il male, che l’umanità, avanzando, raccoglie e digerisce. Conserva per te la melagrana, perché ti riconoscerò dalle labbra rosse, come nel Cantico dei Cantici, e dalla voce regale… perché hai testa di donna e corpo flessuoso di serpente tentatore: non ridere… lo vedi il cherub dalla spada fiammeggiante che veglia, ci spia, ci fa da delatore? …oh il perfido eunuco!
Giuliano Kremmerz
Gioia – Salute – Prosperità
©Michele Leone
Immagini prese dalla rete 




domenica 11 ottobre 2015

Sogno, iniziazione e silenzio


Un sogno però mi ha proibito di descrivere quanto si trova all’interno delle mura del santuario, ed è chiaro che ai non iniziati non è lecito conoscere neppure indirettamente quelle cose della cui vista sono esclusi. … Pausania, I 38, 7*
Sarebbe superfluo, e probabilmente lo è, ogni commento. Siamo circondati di disvelatori di segreti, misteri ed arcani, ma è proprio vero che si può svelare il segreto dell’iniziazione? Le parole che escono come vento di maestrale da certe bocche forse sono solo una flatulenza scambiata per brezza di primavera. Ognuno può dare solo ciò che possiede e neanche nella sua interezza, quindi il Segreto, quello vero, non è esprimibile. Chi tanto si impegna nel tentativo di disvelare pubblicamente probabilmente o non è iniziato o della sua iniziazione non è riuscito a coglierne l’essenza ed a trasformarla da “virtuale” in reale. In santuario, il sancta sanctorum, non è descrivibile, spesso non lo è tra gli stessi iniziati. Quello che si può fare, nella migliore delle ipotesi è indicare a gesti e cenni, a parole spezzate e mute. Chi si vanta di poter svelare gioca a favore degli iniziati, poiché il suo dire fuorvierà e nasconderà ancora meglio.  La conoscenza di quanto è attinente alle mura interne del santuario non è acquisibile con gli strumenti della mera ragione comunemente intesa. Alla ragione, alla intelligenza pura bisogna unire l’intelligenza del cuore. Sono necessarie l’intuizione e la “morte” del pensiero “guidato” per entrare in altri tipi di pensiero sino quasi a quello che viene definito non pensiero.  
Un altro aspetto è interessante del passo citato, le mura nascondono qualcosa di prezioso e fragile, qualcosa di bello e allo stesso mostruoso, celano quanto vi è di più sublime ed amorale. Celano l’essere! Non tutti siamo pronti ad incontrare quanto con perizia da maestri è nascosto nella interiorità dell’uomo. Pre – Conscio e Inconscio per dirla con parole troppo moderne sono delle barriere, le mura del santuario, a protezione dell’essere. Essere inteso in questa sede come l’unità primigenia dell’essere umano, come il nucleo indivisibile portatore della energia vitale. Come tutte le fonti di energia il suo potenziale è quello di generare o distruggere mondi. Per questo le mura proteggono i non iniziati, per questo i non iniziati non devono sapere neanche indirettamente. In questo discorso è palese che si può essere profani (fuori dal tempio) a se stessi. E se non si hanno gli strumenti, la volontà ed il coraggio di un viaggio nel peggiore degli inferni è meglio restare sulla soglia della conoscenza di se stessi.
Per ora può bastare… to be continued
Gioia – Salute – Prosperità
©Michele Leone
*in Le religioni dei misteri, Vol. I, Milano 2012

Immagini prese dalla rete


domenica 4 ottobre 2015

Mistery in history

    Alcune foto del convegno Mystery in History tenutosi ieri a Torino. Il mio intervento verteva sulle sulle società segrete nella storia. Grazie a tutti e alla prossima!



Risposta insufficiente e claudicante sul come e da dove iniziare

Da dove inizio? Questa è la domanda che ultimamente qualche “incosciente” mi pone vedendo in me il possibile interprete a questa domanda. Le mie risposte istintive sarebbero due: non lo so o da dove preferisci. Anche perché prima ancora di capire od esplorare dal dove iniziare, bisognerebbe domandarsi perché iniziare e cosa ci muove.
Iniziare un percorso verso le così dette scienze ermetiche o l’esoterismo, oggi sembra la cosa più facile del mondo, basta aprire un qualsiasi motore di ricerca e digitare a caso qualche parola per trovare scuole, maestri, verità svelate e chi più ne ha ne metta. Basta entrare in una qualsiasi libreria per trovare volumi, volumetti e volumacci pronti ad istruire, insegnare, svelare. Ed io, che sono ancora qui a cercare di capirci qualcosa, cosa posso dire a chi mi chiede da dove inizio?
Per un attimo, metto da parte gli aspetti iniziatici dell’inizio (scusate il gioco di parole). La prima domanda è il perché si vogliono affrontare certi argomenti. Curiosità, conoscenza, altro? Se ci si sente incuriositi od affascinati da certe problematiche, ma prima cosa da fare e capire se si è disposti a fare dei sacrifici ed impegnarsi. Di solito le conoscenze acquisite a poco prezzo valgono poco. Non basta leggere qualcosa su internet per poter dire che si conosce (a proposito di conoscenza, una rilettura al cantico dei cantici sarebbe utile) un argomento, non basta acquisire alcune parole di un determinato linguaggio o gergo per poter affermare di averlo fatto proprio. In ultimo, come ciliegina sulla torta, prima di aggiungere bisogna essere disposti a rimuovere, a preparare lo spazio per quanto entrerà indipendentemente che resti materiale da magazzino o venga utilizzato per costruire. Dopo che si è verificato se si è disposti a qualche piccolo sacrificio ed impegnarsi, ci vuole la costanza nello studio e nella riflessione e meditazione, è un po’ come fare sport: andare in piscina ogni due mesi non è fare sport. Verificate queste premesse bisogna fare un’altra operazione; cercare di eliminare il pregiudizio ed essere pronti a cercare, vagliare e valutare. Se si è fatto tutto questo direi che si è già partiti.
Il da dove inizio inteso come da quali libri parto forse è la parte più facile della questione. Si parte dal principio. Bastano un paio di buoni manuali di storia, di letteratura e di filosofia. In questi libri vi sono già tutte le indicazioni per iniziare un percorso che potrebbe durare un paio di vite. Come si può parlare di Ermete Trismegisto ignorando del tutto la scuola alessandrina, il neoplatonismo e il così detto umanesimo e rinascimento? Come si può parlare di cabala senza avere un’idea di quella che sono state la storia e la storia culturale della Francia e Spagna medievale? Come si può parlare di iniziazione agli antichi misteri ignorando Eleusi? E così via dicendo. Il mondo è pieno di Maestri che per pochi soldi vi daranno la loro verità, che spesso purtroppo è un mix di menzogne e ignoranza.
Vi è una strada altra, la via del cuore nella quale (spesso) non servono libri, ma questa è un’altra storia.
Spero di aver risposto almeno in parte alla domanda e non me ne vogliano quanti si aspettavano una risposta più articolata, saggia e dotta e mi perdonino i possessori di “oro di Bologna”.
Gioia – Salute – Prosperità                     
©Michele Leone

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Silenzio parola e amore. Frammenti e note

“Il sapiente sa decifrare, grazie al solo spirito di ricerca, la lezione nascosta nel palinsesto del libro vivente dei miti, dei riti, delle religioni?”
La domanda non è provocatoria ne tendenziosa, ed implicherebbe anche una ricerca sul significato profondo e comune di ciò che si può intendere per sapiente. Spunto e nota per queste poche righe sono le parole di Godel nel suo Platone a Heliopolis d’Egitto, il melangolo 2015 (tutti i virgolettati sono presi da questo testo). Ognuno attribuirà al sapiente la sfumatura più consona al suo percorso interiore. Per certo, il ricercatore non potrà non tenere in considerazione queste indicazioni.
“Premunitosi il più possibile contro la tentazione di semplificazioni, il ricercatore si esercita nella gioia di leggere il linguaggio dei miti. La sua iniziazione acquisisce profondità; a mano a mano che sale il livello d’intellegibilità mette da parte le contingenze, la vana curiosità del pittoresco, le accozzaglie inutili, per lasciarsi attirare verso l’essenziale.
Dietro il gioco dei miti, dietro le figure divine o eroiche appare la trama del tessuto mentale di cui è costituito tutto questo immaginario, che ricopre con il proprio velo il tessitore che ne disegna il modello; invita chiunque voglia superare le forme visibili a cercare questo artigiano e poeta segreto; lo nasconde e lo indica insieme. Dietro la tela dalle immagini parlanti è possibile avvertire una funzione biologica rivelatrice delle strutture profonde del vivente. Questa forza generatrice di racconti incantati possiede una scienza implicita; la sua naturale conoscenza delle leggi che reggono la vita dello spirito è sicura fintanto che lo è – nella sua sfera – il sapere istintivo di un ragno che tesse la ragnatela.”

Dopo la curiosità, dopo il bizzarro ed il pittoresco, bisogna ricercare un livello altro. Una strada che è tangente a molteplici altre strade, ma che al tempo stesso è unica e irripetibile. Una via raccontata da molti viaggiatori dello spirito, la ricerca quella primigenia scintilla da cui scaturisce la fiamma del fuoco che arde e non brucia il cuore dei puri, dei kadosh. La verità, come la conoscenza o Sofia va colta nuda, va svelata passo a passo, respiro dopo respiro come due innamorati che sotto la rosa cercano la perfetta unione e danzano prima di congiungersi ed essere uno da due.

“L’egiziano, in silenzio, metteva il dito prima sul cuore, poi sulle labbra. Chiunque fosse istruito capiva il senso implicito di quel gesto.
Dalla conoscenza sepolta ai recessi del cuore il cammino verso la bocca è breve. L’uomo è tentato di esprimere a parole l’universo e la sua autorità verbale - Hu – controlla l’azione costruisce il mondo. Ma la parola espressa non torna mai più al suo punto di partenza, non può ritrovare la fonte da cui è sorta la norma cosmica. L’enigma della creazione non si rivelerà nelle parole. Meglio di qualunque dialettica, le poesie dei Saggi ci aiuteranno a penetrare il mistero delle origini:
Tu che conduci l’acqua in un luogo in disparte
Vieni e salva me silenzioso,
Thot, dolce fonte dell’uomo assetato nel deserto.
Inaccessibile per chi trova le parole
Aperta per chi è silenzioso;
Giunge, il silenzioso, e trova la fonte.

Oltrepassando i confini della cultura e della conoscenza intesa in senso scientifico o profano (fuori dal tempio) le parole diventano un pericolo, un ostacolo od una opportunità a seconda di chi le vive. La parola è uno dei segreti, la via è silenziosa e piena d’amore

Gioia – Salute – Prosperità
©Michele Leone
Immagini prese dalla rete



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