Il pellicano è presente nella maggior parte dei bestiari medievali ed è uno
degli animali designati per eccellenza a raffigurare il Cristo.
In questo dipinto è raffigurato nell' atto di strapparsi pezzi di carne dal
fianco per nutrire i suoi piccoli.
Vediamo cosa dice il Fisiologo sul
pellicano e quello che è scritto in altri testi, in modo da poter comprendere
sia quante possibili interpretazioni potesse avere un unico segno-simbolo sia
per dimostrare quanto abituata ad uno sforzo del genere fosse la mentalità dei
medievali dotti e non.
" Il Fisiologo ha detto del pellicano che ama moltissimo i figli:
quando ha generato i piccoli, questi, non appena sono un po cresciuti,
colpiscono il volto dei genitori; i genitori allora li picchiano e li uccidono.
In seguito però ne provano compassione, e per tre giorni piangono i figli che
hanno ucciso. Il terzo giorno, la madre si percuote il fianco e il suo sangue
effondendosi sui corpi morti dei piccoli li risuscita.
Così anche il Signore ha detto nel libro di Isaia: << Ho generato ed
allevato dei figli, ma essi mi hanno respinto >> [ Is., 1.2 ]. Ci ha
generato l' Artefice di tutte le creature, e noi l' abbiamo percosso; e come l'
abbiamo percosso? Abbiamo venerato la creature invece del Creatore. E' salito
sulle altezze della croce il Salvatore nostro e dal suo fianco aperto sono
sgorgati il sangue e l' acqua per la salvezza e la vita eterna... "[1].
Questo è quanto ci dice il Fisiologo
del
pellicano ora vedremo altre interpretazioni su questo animale, che resta emblema del Salvatore.
pellicano ora vedremo altre interpretazioni su questo animale, che resta emblema del Salvatore.
Mentre il Fisiologo non ci dice
niente sulla natura fisica del pellicano,
Philippe de Thaun[2]
nel suo Bestiaire ci dice che è una
gru e che si trova in Egitto. Ne esistono due specie la prima acquatica e si
nutre di pesci, la seconda vive sulle isole e si nutre di lucertole e creature
immonde; aggiungendo che entrambe le specie sono di natura malvagia.[3]
De Thaun prosegue raccontando del come e del perché il padre[4]
uccida i piccoli e poi spiega moralmente il significato del suo racconto. L'
unica differenza di rilievo con il Fisiologo
è il
seguente passo: " Ora udirete secondo autorità/ cosa significa questo,/ perché l' uccellino/ becca l' occhio al padre/ e il padre é afflitto/ quando li uccide in quel modo:/ chi nega la verità/ vuole trafiggere l' occhio di Dio,/ e Dio di tali Uomini / si vendicherà./ Tenetelo a mente,/ questo è il significato."[5]
seguente passo: " Ora udirete secondo autorità/ cosa significa questo,/ perché l' uccellino/ becca l' occhio al padre/ e il padre é afflitto/ quando li uccide in quel modo:/ chi nega la verità/ vuole trafiggere l' occhio di Dio,/ e Dio di tali Uomini / si vendicherà./ Tenetelo a mente,/ questo è il significato."[5]
Prima di commentare questo passo e di confrontarlo con quello che dice, Fisiologo vediamo cosa dicono altri
autori e poi tireremo le somme del discorso, per aprire una piccola parentesi
sul simbolismo cristologico del pellicano al di là dei contenuti dei Bestiari.
Gervaise[6]
nel suo Bestiaire si attiene
sostanzialmente al fisiologo non aggiungendo
nessuna novità o commento di rilievo.
nessuna novità o commento di rilievo.
Nel Libro della natura degli animali[7]
c'è un interessante commento morale: " Questo pulicano si è simigliato al
nostro criatore. Che quando lo nostro signore creoe lo pimaio homo indel
paradyso delitiano e dèlli compagnia sì come elle le domandò, inmantitenti si
levò incontra e passoe lo commandamento di colui che l' aveva criato, per
consiglio del dimonio che llo ingannò per lo falso consiglio che lli disse, che
s' elli mengiasse di quello pomo, ch' elli sapperebbe tanto quello che ll' avea
criato; e elli li divenne tutto lo contrario, sì como Dio li disse quando li
fe' lo commandamento, ch' elli non sarebbe may morto né infirmato né vergognato
né avuto freddo né caldo né fame, né sete né lanciato; e tutto questo li
avenne, e poi moritte e andò al limbo dell' inferno con quanti ne naqueno dipo
llui, infine al tempo che venne pietade al gentile criatore che vedea che erano
stati morti li suoi filioli più di cinquemila anni, e amando lo suo dolce
filiolo lo quale è tutta una cosa co lui, che isparse lo suo dolcissimo sangue,
co lo quale sangue unse e risuscitoe tutti quelli che erano stati suoi filili,
che denno essere di fine alla fine del mondo. E intendesse per li filioli di
Dio tutti quelli che fanno e aviano fatto la sua voluntade, e quelli che non
fanno e non faciano la voluntade de Dio non sonno soi filioli, né Dio li
suscita né non suscitoe: E di che morte li suscitoe Dio? della perpetuale; ch'
elli non era homo che tanto fusse stato buono ch' elli non fusse stato morto in
inferno, se non fuosse lo spargimento del sangue del nostro segnor e padre Jesu
Cristo "[8]
Il Bestiario moralizzato[9]
ed il Bestiario di Cambridge[10]
non ci portano nessuna nuova notizia sul pellicano e si attengono soprattutto
alle notizie riportate nel Fisiologo.
Cecco d' Ascoli nell' Acerba[11]
pur rimanendo fedele ai significati allegorico-morali legati alla figura di
questo animale, e al filone legato al Fisiologo,
cambia il modo in cui vengono uccisi i piccoli del pellicano: " Il
policano col paterno amore/ tornando al nido fatigando l' ale,/ tenendo li suo
nati sempre al core,/ vedeli uccisi dall' impio serpe/ e tanto per amor de lor
li 'ncale/ che lo suo
lato fin al cor discerpe./ Piovendo 'l sangue sopra li suoi nati/ dal cor, che sente le gravose pene,/ de morti alla vita son tornati."[12] Avremo modo di parlare in seguito pel perché c'è un cambiamento così radicale nella morte dei piccoli del pellicano, che ha una forte connotazione simbolica e teologica.
lato fin al cor discerpe./ Piovendo 'l sangue sopra li suoi nati/ dal cor, che sente le gravose pene,/ de morti alla vita son tornati."[12] Avremo modo di parlare in seguito pel perché c'è un cambiamento così radicale nella morte dei piccoli del pellicano, che ha una forte connotazione simbolica e teologica.
Se il Liber monstrorum[13]
non parla del pellicano, un lungo discorso è presente nell' opera dell' abate
Guillaume:[14]
" Del pelican est grand merveille/
quer unques nule mère oelle/ N' aima tant son petit aignel/ Comme il fet son
petit oisel./ Quant ses poucinetz à esclos,/ En eus norrit et char et os/ Met tot sa
peine et sa cure./.../ Quer quant il sont norris
et granz/ Et auques sages et puissanz/ Si bèchent lor peres el vis./ Et tant lors sont et eschis,/ Que lor père de fin corroz/ Les ocit et les tue toz./ Au tiers ior vient le père à eus;/ Si les quenoist, pitié a d' eus/ Tant les aime d' amor parfaite./ Quand donc vient et si les visite;/ De son bec perce son coste,/ Tant qu' il en a del sanc oste;/ De cel sanc qui d' ilec est fors/ Lors ramaine la vie et cors/ A ses poucins, n' en doutez mie/ Et en tel sens les vivifie/.../ Dex est vrai péican/ Qui por nos trist peine et ahan/ oez que dist la prophécie/ Par le boen Prophete Ysaie:/ le engendre, fet damledeu, fiz;/ Quant les oi creuz et norris,/ Ils me depistrent et me hairent/ Et mes commendementes desfirent./ .../ Por nos péchiez mors estions/ Quant au Père pitié en prist./ Nostre verai Deu Ihesu-Crist/ Son chier fiz, enveia en terre,/ Por fere pes de nostre guerre./ Dex devint hom por nos péchiez/ Circuncisis et baptisiez,/ et por nostre salvation/ Soffrit torment et passion,/ Prendre se lessa et tenir./ .../ Et clouficichier et piez et mains./ Le Sauveor, de pitié plains,/ Se laissaférir el costé;/ Si savons bien, de vérité,/ Que li sanc et l' ève en issit./ Par cest sanc sommes toz gari,/ Par cest sanc nos racheta vie/ Et nos osta de la baillie/ Du felon qui a nom Sathan./ Dez qui est verai pelican/ nos raient en itel manière/ Comme la gent qu' il out
moult chière."[15]
et granz/ Et auques sages et puissanz/ Si bèchent lor peres el vis./ Et tant lors sont et eschis,/ Que lor père de fin corroz/ Les ocit et les tue toz./ Au tiers ior vient le père à eus;/ Si les quenoist, pitié a d' eus/ Tant les aime d' amor parfaite./ Quand donc vient et si les visite;/ De son bec perce son coste,/ Tant qu' il en a del sanc oste;/ De cel sanc qui d' ilec est fors/ Lors ramaine la vie et cors/ A ses poucins, n' en doutez mie/ Et en tel sens les vivifie/.../ Dex est vrai péican/ Qui por nos trist peine et ahan/ oez que dist la prophécie/ Par le boen Prophete Ysaie:/ le engendre, fet damledeu, fiz;/ Quant les oi creuz et norris,/ Ils me depistrent et me hairent/ Et mes commendementes desfirent./ .../ Por nos péchiez mors estions/ Quant au Père pitié en prist./ Nostre verai Deu Ihesu-Crist/ Son chier fiz, enveia en terre,/ Por fere pes de nostre guerre./ Dex devint hom por nos péchiez/ Circuncisis et baptisiez,/ et por nostre salvation/ Soffrit torment et passion,/ Prendre se lessa et tenir./ .../ Et clouficichier et piez et mains./ Le Sauveor, de pitié plains,/ Se laissaférir el costé;/ Si savons bien, de vérité,/ Que li sanc et l' ève en issit./ Par cest sanc sommes toz gari,/ Par cest sanc nos racheta vie/ Et nos osta de la baillie/ Du felon qui a nom Sathan./ Dez qui est verai pelican/ nos raient en itel manière/ Comme la gent qu' il out
moult chière."[15]
Nell' Europa cristiana il pellicano è arrivato la prima prima volta tramite
il Fisiologo, ed è sempre stato
emblema del Cristo. In Grecia questo animale è chiamato Pelekos da pelekus, che
significa scure. Infatti, se si nota l' apertura dello smisurato becco, questa
rassomiglia alle antiche scuri. Senza fare riferimento al simbolismo
cristologico di questo animale Isidoro[16]
ci dice: " Pellicanus, avis
Aegiptia, habitans in solitudine Nili fluminis, unde et nomen sumpsit; nanc
Canopus Aegiptus dicitur. Fertur, si verum est, eam occidere natos suos, eosque
per triduum lugere, deinde seipsam vulnerare, et aspersione su sanguinis
vivificare filios."[17]
Come si è visto dai passi sopra riportati, il pellicano è simbolo di
purificazione ed in questo senso è emblema o allegoria del Cristo. Esso non
ciba i propri piccoli con la propria carne o il
proprio sangue ma dona loro la vita per la seconda volta. Questo animale è spesso utilizzato dagli artisti per le loro raffigurazioni sia pittoriche[18] che scultoree.
proprio sangue ma dona loro la vita per la seconda volta. Questo animale è spesso utilizzato dagli artisti per le loro raffigurazioni sia pittoriche[18] che scultoree.
Il pellicano è soprattutto emblema eucaristico, ma nei secoli successivi al
Medioevo, in particolar modo durante l' Umanesimo ed il Rinascimento, è
diventato, anche il simbolo della carità divina, fino a divenire uno dei
simboli del Compagniaggio e della Massoneria[19].
Un' ultima osservazione va fatta sulla morte dei pulcini del pellicano. E'
possibile che ad ucciderli
sia il serpente, nelle storie successive, al posto del padre, poichè col passare del tempo è sempre più forte l' immagine cristologica di questo animale e quindi non è possibile che un' immagine del Cristo possa essere furiera di violenza e morte. In secondo luogo, se il pellicano è il Cristo e i piccoli sono gli uomini è dilaletticamente e simbolicamente giusto far morire i piccoli del Pellicano-Cristo per ' mano ' di Satana il serpente. Il serpente uccidendo i pulcini-uomini permette due cose: in primo luogo da la prova provata della debolezza degli esseri umani. In secondo luogo nel momento stesso della morte dei piccoli da la possibilità a trascendente di intervenire e resuscitare le creaure morte, in modo che ciò che è scritto nelle profezie e nei salmi si possa avverare.
sia il serpente, nelle storie successive, al posto del padre, poichè col passare del tempo è sempre più forte l' immagine cristologica di questo animale e quindi non è possibile che un' immagine del Cristo possa essere furiera di violenza e morte. In secondo luogo, se il pellicano è il Cristo e i piccoli sono gli uomini è dilaletticamente e simbolicamente giusto far morire i piccoli del Pellicano-Cristo per ' mano ' di Satana il serpente. Il serpente uccidendo i pulcini-uomini permette due cose: in primo luogo da la prova provata della debolezza degli esseri umani. In secondo luogo nel momento stesso della morte dei piccoli da la possibilità a trascendente di intervenire e resuscitare le creaure morte, in modo che ciò che è scritto nelle profezie e nei salmi si possa avverare.
Michele Leone
[1] Anonimo, Il Fisiologo, a c. di Francesco Zambon, Adelphi, Milano 1993, pg.
43.
[2] Thaun de Philippe, Bestiaire, sta in: Bestiari Medievali, a c. di L. Morini, Giulio Einaudi editore,
Torino 1996.
[3] Thaun Philippe de, Op. cit. pg.
233.
[4] Mentre nel Fisiologo è la madre ad uccidere i piccoli, in quest'opra come in
altre sarà il padre. Si suppone che il cambiamento tra padre e madre sia dovuto
ad errori di trascrizione. Per un maggiore approfondimento si rimanda alla nota
83 a pg.284.
[5] Thaun Philippe de, Op. cit., pg.
237.
[6] Gervaise, Bestiaire, sta in: Bestiari
Medievali, a cura di L. Morini, Giulio Einaudi editore, Torino 1996, pp.
337-339.
[7] Anonimo, Libro della natura degli animali, a c. di L. Morini, Giulio Einaudi
editore, Torino 1996, pp. 454-455. ( da ora quest' opera verrà chiamata Bt in
quanto è anche detta Bestiario Toscano).
[8] Anonimo, Op. cit., pg. 454 - 455.
[9] Anonimo, Bestiario moralizzato, sta in:
Bestiari medievali, a c. di L. Morini, Giulio Einaudi editore, Torino 1996,
pp. 513.
[10] Anonimo, Bestiario di Cambridge, Trad. it di S.Ponzi, Intr. di F. Zambon,
Pres. di U. Eco, Franco Maria Ricci editore, Parma-Milano 1974, pp. 160-161.
[11] Ascoli Cecco d', L' Acerba, sta in: Bestiari Medievali, a c. di L. Morini, Giulio Einaudi editore,
Torino 1996, pp. 584-585.
[12] Ascoli Cecco d', Op. cit., pp.
584-585.
[13] Anonimo, Liber monstrorum, Intr.,
ed., vers. e comm. di F. Porsia, Dedalo Libri, Bari 1976.
[14] Guillaume, Le Bestiaire divin de Guillaume, clerc de Normandie, Ediz. di C.
Hippeau, Caen, Hardel, 1852.
[15] Del pellicano è grande meraviglia/
Poiché mai una pecorella/ Amò tanto il suo agnellino/ Quanto il pellicano amò
il suo uccellino./ Dopo aver fatto schiudere i suoi pulcini,/ Nel nutrirli in
carne ed ossa/ Egli mette tutta la sua cura e la sua fatica/ .../ Poi, quando
essi sono cresciuti e grandi/ Ragionevoli e potenti/ Colpiscono il padre col
becco alla testa./ Ed allora sono felloni e cattivi,/ Tanto che il loro padre
alla fine offeso/ Li colpisce a morte e li uccide tutti./ Al terzo giorno il
padre torna a loro/ Li riconosce, ha pietà di loro/ Tanto li ama di perfetto
amore./ Viene dunque e li visita;/ Poi con il becco si ferisce al fianco/ tanto
da farne uscire il sangue;/ E con il sangue che da lui sgorga/ Egli riporta la
vita nei corpi/ dei suoi pulcini, non dubitate./ ed in questo modo li
vivifica./ .../ Iddio è il vero pellicano,/ Che per noi ha sopportato pena e
fatica./ Ascoltate ciò che dice la profezia/ Del buon profeta Isaia:/ Ho
generato, dice il Signore Dio, dei figli;/ Dopo averli nutriti, Mi hanno
disprezzato e mi hanno odiato/ ed hanno violato i miei comandamenti/.../
Eravamo morti a causa dei nostri peccati/ Quando il Padre ebbe pietà di noi./
Il nostro vero Dio Gesù Cristo,/ Suo diletto figlio, inviò sulla terra/ Per
pacificare la nostra rivolta./ Dio divenne uomo a causa dei nostri peccati/ Fu
circonciso e battezzato,/ E, per la nostra salvezza, Soffri i tormenti della
Passione, Si lascio prendere prigioniero./ .../ Ed inchiodare i piedi e le
mani./ Ed il Salvatore pieno di pietà/ Si lasciò colpire al costato;/ E noi
sappiamo in verità/ Che ne uscì sangue ed acqua./ Attraverso questo sangue
siamo tutti guariti;/ Questo santo sangue riscattò la nostra vita/ E ci ha
strappato dal potere/ Del fellone che ha nome Satana./ Dio, che è il vero
Pellicano,/ Ci ha riscattati in questo modo,/ Come la famiglia che ha lui è più
cara.
Guillaume, Op. cit., pp. 207-210.
[16] Isidori Hispalensis Episcopi, Etymologiarum sive Originum libri XX,
P.L. 82; 462
[17] Il pellicano è un uccello dell'
Egitto che abita in solitudine il fiume Nilo, da cui ha preso il nome, poiché
Egitto è detto Canapos. Si dice che esso uccida i suoi pulcini e li pianga tre
giorni. E dopo si procura una ferita e grazie all' aspersione del suo sangue, i
piccoli rivivono.
[18] Esempio possono essere: un
pellicano sulla croce dipinto su seta bianca, del secolo XV. Conservato al
museo del Louvre di Parigi e Il pellicano sull' iscrizione della croce. Dipinto
da Lorenzo di Giovanni nel XV secolo, oggi conservato nella Galleria degli
Uffizi a Firenze.
[19] E' interessante notare che nell'
iconografia massonica il pellicano si becca sulla parte sinistra del corpo,
anzichè sulla destra. Sarebbe utile uno studio sull' argomento in particolare e
più in generale uno studio su come la Massoneria ed altre associazioni di
Compagnaggio utilizzino e cambino simboli propri del cristianesio ed altre
religioni.
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