Con
il fluire del tempo percepisco sempre maggiormente la parola come strumento
necessario ed insufficiente e alle volte, come non necessario. Questo è uno dei
motivi per cui deve essere scarna, nuda e viva, uno dei motivi per cui deve
possedere la virilità e la capacità di fecondare. Questa come ogni “iniziato”
deve morire e rinascere; deve divenire altro da sé. E questa iniziazione
potrebbe quasi essere un “sacrificio spirituale” (logiké) che in Paolo diventa logikē latreia (Rm 12,1- culto
spirituale). Questo, banalmente, uno dei motivi per cui in tutte le scuole
iniziatiche è fatto obbligo del silenzio ai neofiti; questo uno dei motivi del
ritorno al silenzio, di molti maestri.
Questo
uno dei motivi del “segreto” e del silenzio degli iniziati sulle cose afferenti
i Misteri. Come può dire chi non padroneggia la parola viva, come può egli
illustrare? Questo uno dei motivi delle iperboli, delle metafore, delle
allegorie sino ad arrivare ai simboli, essi stessi sono parole altre di
linguaggi altri. Che sia parola o simbolo, prima di giungere all’ultima trasformazione
deve portare a compimento la sua propria ipseità (*); questo compimento da un verso
è paragonabile alla morte iniziatica o alla putrefazione alchemica. Se il
paragone è corretto, allora, non sarà l’ultima delle fasi del suo processo
evolutivo, sarà semplicemente uno dei primi stadi per giungere a quella
vibrazione o musica delle stelle che è la lingua unica dei molteplici Mondi.
Gioia
– Salute – Prosperità
©
Michele Leone
Immagine
presa dalla rete
(*)
Vedi e Cfr. Francesco Tomatis, Ipseità,
diversità e dia-ferenza. In Teoria 2006/1, pp. 31-35.
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