domenica 26 luglio 2015

Nota preliminare sulla interpretazione del simbolo

Alcuni giorni or sono un amico mi ha chiesto se gli preparavo una paginetta sulle possibili interpretazioni del simbolo. Con il mio solito entusiasmo e con la gioia di poter aiutare un amico gli ho risposto che in poco tempo avrebbe avuto quanto desiderata. Ebbene devo ricredermi, il compito che a prima vista poteva sembrare un “lavoretto” veloce, con il passare delle ore e la sistemazione del materiale è diventato arduo ed impegnativo. Le righe che seguono, sono solo un primo approccio al problema.
Innanzitutto non darò in questa sede una definizione del simbolo o della sua differenza con il segno, non mi spingerò neanche in una classificazione o distinzione tra i tipi di simbolo. Cercherò di verificare alcuni metodi che si possano applicare alla interpretazione di questo, senza entrare in se possibile nel ginepraio ermeneutico che mi porterebbe dalle caverne a Jung passando per gli edifici sacri.
Da dove iniziare quindi? Forse la prima risposta la troviamo le lettera di Dante a Cangrande: “Per chiarire quanto stiamo per dire, occorre sapere che non è uno solo il senso di quest'opera: anzi, essa può essere definita polisensa, ossia dotata di più significati. Infatti, il primo significato è quello ricavato da una lettura alla lettera; un altro è prodotto da una lettura che va al significato profondo. Il primo si definisce  significato letterale, il secondo, di tipo allegorico, morale oppure anagogico. E tale modo di procedere, perché risulti più chiaro, può essere analizzato da questi versi: "Durante l'esodo di Israele dall'Egitto, la casa di Giacobbe si staccò da un popolo straniero, la Giudea divenne un santuario e Israele il suo dominio". Se osserviamo solamente il  significato letterale, questi versi appaiono riferiti all'esodo del popolo di Israele dall'Egitto, al tempo di Mosè; ma se osserviamo il significato allegorico, il significato si sposta sulla nostra redenzione ad opera di Cristo. Se guardiamo al senso morale, cogliamo la conversione dell'anima dal lutto miserabile del peccato alla Grazia; il senso anagogico indica, infine, la liberazione dell'anima santa dalla servitù di questa corruzione terrena, verso la libertà della gloria eterna. E benché questi significati mistici siano chiamati con denominazioni diverse, in generale tutti possono essere chiamati allegorici, perché sono traslati dal senso letterale o narrativo. Infatti allegoria viene ricavata dal greco alleon che, in latino, si pronuncia alienum, vale a dire diverso.” Dante non parla della interpretazione solo in questa lettera, ma in forma simile ne parla anche nel Convivio. Questi quattro tipi di interpretazioni li troviano anche nella esegesi biblica. Quindi avremo 4 tipi di possibile interpretazione:
1.      Letterale
2.      Allegorica
3.      Morale (tropologico)
4.      Anagogica
A questi quattro sensi o metodi interpretativi potrebbe aggiungere un quinto: il senso comprensivo o della ri-velazione svelamento. Per opportunità in questo momento non parlerò di questo senso. E’ possibile applicare al simbolo i quattro metodi lettura sopra riportati?
1.      L’interpretazione letterale del simbolo può essere considerata  come comprensione meramente segnica di questo e quindi non porta ad una conoscenza intrinseca, ma si ferma al senso primo e non obbligatoriamente primigeneo. E’ una lettura non interpretativa di questo, ma non porta episteme.
2.      L’interpretazione allegorica inizia ad aprire alla conoscenza del simbolo in sé. L’allegoria inizia ad avvicinare il fruitore dell’esperienza del simbolo alla essenza dello stesso. Parlando di Allegoria è necessario  sottolineare come allegorismo  ed il simbolismo sino a tempi recentissimi (XVIII secolo) siano spesso stati sinonimi. Al rapporto tra simbolismo ed allegorismo dedicherò ampio spazio altrove. Al momento può essere utile rimandare per un approfondimento alla voce Allegoria, scritta da Jean Pépin per l’enciclopedia dantesca della Treccani.
3.      Il senso morale porta, si potrebbe dire ad una conoscenza pratica, soprattutto nel senso del ben agire. Apparentemente questo livello interpretativo potrebbe apparire come un livello debole se confrontato con quello allegorico od anagogico. Questo dipendere dai simboli o strutture simboliche analizzate. E’ un livello però imprescindibile per chi vuole iniziare ad affrontare lo studio e la interpretazione del simbolo. Uno desti che meglio rappresentato questo livello interpretativo potrebbe essere il Fisiologo.
4.      Anagogico, che conduce su, solleva. E’ il più importante dei sensi interpretativi e per l’ermeneutica biblica può essere applicato alle sole sacre scritture. Per quello che riguarda il simbolo, questo senso è il più proprio. Con questo metodo ci si può avvicinare al senso primigenio od essenziale. Abbandonare, perdere le sovrastrutture ed avvicinarsi alla essenzialità di un messaggio che può divenire e spesso è incomunicabile, nel senso di non riportabile a chi non è in grado di coglierlo autonomamente. Questo senso è quello proprio delle scuole iniziatiche, che nei loro riti, trasmettono la iniziazione per mezzo di simboli e strumenti.
Queste brevi considerazioni, non hanno la pretesa di esattezza ne di completezza. Al momento voglio solo essere un primo appunto, un post-it, sulle possibili vie per la conoscenza del simbolo ed in particolar modo al simbolo riferito alla trascendenza ed al sovrasensibile comunemente inteso). Occorrerà compiere un viaggio che dalla Grecia antica, ci porterà in oriente, ci farà conoscere platonici e neoplatonici, ci condurrà in quel così detto medioevo che tutto era tranne che oscuro, e poi vedremo come il simbolo e le sue interpretazioni muteranno nel rinascimento, esploreremo l’ermetismo, la kabbala sia ebraica che cristiana, arriveremo al secolo dei lumi ed al romanticismo e chiudere il viaggio con la psicologia del profondo e la semiotica.
Gioia – Salute -  Prosperità
© Michele Leone
Immagini prese della rete





domenica 5 luglio 2015

Soffio, lettera, parola, linguaggio ed il loro potere

Egli fece dal vuoto il sostanziato e fece il niente dall’essere; e scolpì colonne grandi con il Soffio che non si può afferrare. E’ questo il segno (Aleph in tutto e tutto in Aleph): Egli distese, disse e fece tutto il creato e tutti i linguaggi dal nome unico e il segno della parola di ventidue cose in un solo corpo. (ed. Savini)
Formò dal caos la sostanza, la fece col fuoco ed esiste, grandi colonne intagliò nell’aria inafferrabile. Questo ne è il segno. […] Scruta e inverte, fa tutto il creato e tutto il parlato un solo Nome. A segno della cosa, ci sono ventidue elementi in un solo corpo. Fine. (ed. Busi)
Tre Madri Aleph, Mem, Scin; il loro fondamento il cavo dell’innocenza e il cavo del peccato, e il linguaggio termine ondeggiante tra i due.
Tre Madri Aleph, Mem, Scin. Segreto grande, meraviglioso e occulto e magnifico e suggellato con sei anelli: ed escono da essi Aria, Acqua e Fuoco, e da essi sono nati i Padri e dai Padri le generazioni. Sappi, giudica, medita come il Fuoco porta l’Acqua. (ed. Savini)
Tre madri: (Aleph)א ,  (Mem) מ,  (Scin) ש. Il loro fondamento: il piatto dell’intransigenza e il piatto dell’indulgenza e la lingua è la norma che le equilibra.
Tre madri: (Aleph)א ,  (Mem) מ,  (Scin) ש. Un grande segreto coperto, meraviglioso, sigillato con sei anelli. Da questo insieme scaturiscono fuoco, acqua e spirito, che si dividono in maschio e femmina. Devi sapere, pensare e dare forma: il fuoco porta l’acqua. (ed. Busi)
Ogni volta che mi avvicino alla Qabbalah lo faccio con rispetto e timore. Il rispetto che si deve avere nei confronti si una vetusta scienza e il timore della mia ignoranza e degli errori che può generare. Eppure, più la rifuggo più essa mi si presenza innanzi. Mentre “peregrinavo” tra molteplici congetture e indeterminati stati dell’essere, questa mattina rileggevo il “libro della formazione” confrontando due edizioni assai diverse per natura, scopo ed epoca di traduzione. Come noterete anche voi, sembrano quasi due libri diversi. Non mi interessa porre l’attenzione sulle diversità delle traduzioni, anche perché non ne avrei i mezzi. L’interesse, per i passi riportati, sta al momento, nel linguaggio. Non solo nella nascita del linguaggio o dei linguaggi, ma soprattutto nella transitorietà della parola. La parola, strumento potentissimo e riconosciuto dalla maggior parte delle scuole iniziatiche, non a caso i neofiti devo superare un periodo di silenzio. La stessa parola, nella creazione non è primigenea, e le lettere da cui è composta pur essendo più antiche della composizione, non sono ancora sufficientemente all’origine di ciò che è. Prima delle lettere, vi è il soffio. Soffio che possiamo interpretare come respiro ed allora all’origine vi è il respiro, un respiro attivo e consapevole pieno di coscienza e non un atto meccanico ed involontario. Il potere del Soffio/Respiro esprime una qualità per molti inaspettata, ossia, quella di poter edificare, di poter forgiare. Questa qualità del Soffio potrebbe essere determinante per “smontare” molti dei praticanti o pseudo tali di scienze occulte al limite dell’illecito, ossia parte della cerimoniosità del pittoresco abbigliamento e di formule o formulette non solo l’apice del poter fare, ma solo conseguenza secondaria dell’originario potere creazionale.  Non è forse detto da qualche parte che esistono due tipi di cabalisti (per estensione di studiosi di scienze ermetiche)? quelli intellettuali e quelli intuitivi. I secondi sarebbero più vicini all’ordine ed i primi a disordine. La lingua, il linguaggio, sono anche il termine o la norma tra peccato e innocenza, tra intransigenza ed indulgenza. Quindi pur riconoscendo al linguaggio, almeno quello umano, un valore secondario rispetto al Soffio primitivo, dobbiamo avere a mente e soprattutto nel cuore la sua potenza e fare sacro tesoro del silenzio alla guisa di neofiti appena iniziati ai misteri. Soffio, parole ed edificazione/intaglio sono, o dovrebbero essere prima oggetto di riflessione e poi di pratica per coloro che camminano la Via. Dopo queste semplici e sintetiche considerazioni, una domanda si impone: può esistere una scuola iniziatica speculativa? La risposta è no. L’idea di una scuola iniziatica speculativa, diviene un ossimoro, un non senso. L’iniziato, colui che vive l’iniziazione e la porta nelle svariate dimensioni della realtà non può che essere una persona d’azione. L’azione, che è intimamente legata all’agire rimanda al farsi portatori, anche nel senso di guidare o condurre, quindi quale responsabilità è implicita in chi accetta di incamminarsi, responsabilità che non viene sempre esplicitata, ma che è! In questo caso forse solo ai neofiti sarebbe concesso il potersi giustificare con il “non sapevo”. L’azione che compie il neofita d’altro canto è una azione verso e su se stesso, altri sono chiamati ad agire nel mondo.
Sui sei anelli ed i misteri e segreti, tornerò in altra occasione. Nella speranza che quanto appena detto serva a trasmettere e non a tradire.
Gioia – Salute – Prosperità
© Michele Leone

Immagine presa dalla rete (scala philosophorum)
Le edizioni citate sono:
Savini Savino, Il Sepher Jetsirah, Lanciano 1920

Busi G. – Loewenthal E., Mistica Ebraica, Torino 2006 (in riferimento a quest’ultima edizione mi scuso per la trascrizione non fedele della lingua ebraica)

sabato 4 luglio 2015

una definizione di mistero


Mistero che nella sua origine greca (Myterion, cosa segreta) trova il suo più profondo significato e la vicinanza al segreto, rimanda anche attraverso la derivazione mýō al tener chiuso (prevalentemente gli occhi o le labbra). Questo tener chiuse le labbra, soprattutto se accompagnato al gesto del dito indice o dell’indice e medio appoggiati sulle stesse ricorda l’iconografia del dio Arpocrate, o il silenzio che deve accompagnare i Maestri Secreti o Discreti nel Rito Scozzese Antico e Accettato. Mistero, spesso viene declinato al plurale Misteri. I Misteri stanno abitualmente ad indicare l’insieme dei riti e delle cerimonie dei culti iniziatici. Come ad esempio in Grecia:
            I misteri, chiamati originariamente Orge, formano un insieme di credenze e di cerimonie religiose la cui natura esatta è lungi dall’essere stata chiarita, perché a causa del loro carattere iniziatico ed esoterico il loro contenuto non è stato divulgato da chi ha avuto accesso (mystai). Secondo la loro finalità, i misteri si rivolgevano a tutti gli esseri umani, senza discriminazione di sesso o di rango, oppure erano riservati a una determinata categoria .
I misteri, non fanno parte solo del retaggio culturale della Grecia classica, sono vivi e presenti con accezioni più o meno simili anche in alcune pratiche della chiesa cattolica. Arcano, che ha la sua origine nel latino arcanus, che è segreto, che deve essere celato. La parola è composta da arca (cassa, scrigno) e da arceo (rinchiudere, difendere, proteggere). Ciò che non è conoscibile perché protetto è nascosto è arcano.

Michele Leone, Misteri Antichi e Moderni. Indagine sulle società segrete, Yume, Torino 2015 pp 9-10

Gioia – Salute – Prosperità
© Michele Leone

P.s. nel testo a stampa ci sono le note esplicative

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