Mentre
procedo nel cammino è sempre più chiara la necessità di un ripensamento delle
categorie della così detta formazione e cultura. Se da sempre, in linea
generale, sono stato avversario della iperspecializzazione e favorevole ad un
approccio che per esemplificazione si potrebbe definire presocratico, oggi è
palese come sia necessaria, anche per sconfiggere i mali di questa modernità,
la “abolizione” sostanziale dei confini, dei muri delle discipline che tanto
rendono miopi gli esseri umani contemporanei.
E’ necessario,
ritornare fluidi danzatori della conoscenza e non ingessati portatori di
sterilità. Questa critica, nella sua accezione più vera non implica l’eliminazione
definitiva di studi specialistici, ma vuole porsi ad un livello diverso, quello
dell’essere umano e della sua formazione primaria. Dobbiamo rimettere l’uomo ed
il suo rapporto con il micro-macro cosmo al centro delle ricerche prima ancora
di formare specialisti di qualsiasi branca o disciplina.
Non
è solo una questione di dialogo interdisciplinare o multidisciplinare, ma di
rivedere a fondo, di rivoluzionare lo sguardo sul creato (indipendentemente dal
credere in una creazione fatta da un Dio, da una forma di Energia, dal Caso). Ci
hanno venduto (ed abbiamo voluto acquistare) che si può portare la conoscenza a
tutti è ora di invertire questo perverso meccanismo ed utopicamente provare a
portare tutta l’umanità verso la conoscenza. Certo questo meccanismo non è
indolore e non è facile, certo chiederebbe le scuse di tanti ideologi, politici
ed intellettuali degli ultimi decenni e forse secoli (molti in buona fede) che
hanno lavorato per il Diavolo[1],
che hanno separato, oggi è il momento di lavorare per riunire quanto è sparso,
di lavorare per ricomporre i frammenti: siano essi quelli del singolo siano
essi quelli dell’umanità intera. Non è un lavoro facile né veloce, non è un
lavoro che può essere compiuto o esplicato in poche righe, ma è un lavoro
indispensabile. E non importa che si tratti di discipline scientifiche od
umanistiche dobbiamo (noi tutti) ricominciare a guardare senza i paraocchi che
ci hanno e ci siamo messi, dobbiamo ricominciare ed essere semplici e guardare
alle leggi della natura, dell’uomo e del “divino” allo stesso modo, dobbiamo
iniziare a cancellare molteplici categorie e strutture mentali e culturali a
partire dalla odiosa definizione di sovrannaturale! Il sovrannaturale non
esiste, qualcosa o fa parte della Natura o non ne fa parte indipendentemente da
quelle che siano le nostre modeste conoscenze sull’uomo e sull’universo. Al
massimo sarebbe opportuno parlare, solo ed esclusivamente di naturale e non
naturale od artificiale, ossia quanto creato o generato dagli uomini e non
partecipe della creazione prima. Penso che per oggi possa bastare.
Gioia – Salute –
Prosperità
© Michele Leone
Immagini prese
dalla rete
[1] Per Diavolo in questa sede
intendo l’elemento diaballico. Questo elemento è la forza che tende a
separare, in una qualche maniera assimilabile al solve (nella sua accezione ed
utilizzo negativo) in contrapposizione con il coagula. Coagula come forza e principio
tendente alla unificazione. Diavolo dal greco Dià (attraverso) e Bàllo (getto,
attraverso),
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