La
degenerazione delle scuole iniziatiche non è colpa dei neofiti e/o profani
Definire cosa sia una scuola
iniziatica probabilmente è impresa troppo ardua per l’autore di queste righe,
di certo non è mia intenzione farlo qui ed ora, piuttosto in un ragionamento
più ampio alla stregua della “teologia negativa” proverò a definire in varie
occasioni cosa non sia una scuola iniziatica.
Se si ha del tempo libero è bene
occuparlo in attività “ludiche” che diano piacere a seconda delle proprie
inclinazioni. Se tra le proprie inclinazioni vi è una certa curiosità
intellettuale e spirituale o il desiderio di dedicarsi al miglioramento
dell’umanità vi sono una moltitudine di associazioni culturali, onlus, service
e luoghi di incontro e confronto dove poter sviluppare al meglio i propri
interessi intellettuali e qualche volta economici. L’ingresso in una
qualsivoglia scuola iniziatica è e dovrebbe essere una scelta radicale e
profonda non un provare o curiosare.
Dovrebbe essere dovere dei
Tegolatori prima e dei Maestri poi
cogliere i veri interessi e potenzialità del candidato, che da alcune Scuole
viene definito profano. Profano, parola viva che troppo spesso è usata come
termine privata della sua forza vitale e spirituale. Il profano è colui che è
fuori dal recinto sacro, fuori dal
tempio. Il profano per definizione non sa ed è innocente. E’ un bussante, la
profanazione del sacro non può essere una sua colpa ma è colpa di coloro che
pur essendo all’interno permetto l’accesso chi non è ancora pronto od essendo
all’interno volutamente o meno non colgono l’essenza della sacralità dello
spazio ove operano. E qui il rimando è immediato a quel TRADITOR, ovvero il
maestro che se non trasmette adeguatamente tradisce!
La curiosità nel senso di
curiositas non è una cosa negativa, ma positiva che va alimentata e
soddisfatta. Entrare in una comunità, in una scuola iniziatica, in un ordine
cavalleresco significa accettarne le regole e subirne le prove, ma chi se non
coloro che sono predestinati all’incontro con il profano posso darne una
spiegazione e cogliere in questo quella scintilla che lo renderà nel tempo il
tedoforo della fiamma sacra?
Per divenire tedoforo, si perché
gli iniziati e non i semplici portatori di insegne sono tedofori, il profano
dovrà divenire iniziato (ovvero neofita). L’iniziazione comporta degli
obblighi, che visti dal di fuori dello spazio sacro sembrano quasi banali ovvietà.
Quali sono queste ovvietà?
La prima è la frequenza della
scuola dalla quale è ricevuta l’iniziazione. Senza frequenza è impossibile
cogliere quanto va colto ed assimilare ciò che va assimilato. La seconda è
l’ascolto, non solo inteso in senso fisico e delle parole. Bisogna porsi in una
posizione di silenzio interiore e di osservazione; qui torniamo al maestro che
può e spesso e traditore perché col suo dire col suo fare influenza ed insegna.
Va da se che se il neofita deve frequentare ed osservare, coloro che non sono
più neofiti devono lavorare con maggior costanza impegno ed assiduità, perché
oltre a dover continuare la loro “formazione permanente” sono chiamati volenti
o nolenti a dare un’ insegnamento non fosse che con il solo esempio.
Le poche righe che avevo previsto
stanno diventando pagine, l’argomento sta prendendo pieghe inaspettate, è il
momento di tacere, per riprendere in altro momento queste considerazioni.
Michele Leone
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