Moabon o dell’
Ambizione bozza 1.0
Chi è Moabon? Perché l’ambizione?
In fondo forse ad un primo sguardo tra ignoranza, fanatismo ed ambizione
quest’ultima sembra il meno grave dei tre “peccati” o assassini del Maestro
Hiram. Ma ne siamo proprio sicuri? Se all’ambizione sostituiamo, la superbia o
l’invidia il gioco è fatto ed ecco che riprende la sua giusta collocazione.
Tornando all’ambizione, di per se a differenza delle prime due non è a priori
un concetto negativo, anzi persona dovrebbe ambire a migliorarsi, perfezionarsi
e ricevere un aumento di conoscenza. La negatività dell’ambizione nasce,
quando, questa viene spinta oltre i confini del giusto riconoscimento delle
proprie qualità. Il superamento di questi confini, per restare nel sacro recinto
dei sacri templi, induce al passaggio dalla vita iniziatica alla contro
iniziazione. E non è un caso che se i primi due compagni feriscono solo il
Maestro, è Moabon che lo uccide. Moabon diventa il controiniziato, che senza
più scrupoli porta a compimento la sua opera, opera che può essere votata al
vizio e non alla virtù. In questa luce lo strumento usato per l’assassinio
assume maggiore importanza e la testa sede del pensiero (accecato in Moabon)
diventa lo specchio in cui l’omicida e la vittima si riflettono l’un l’altro.
L’ambizione, “fa rima” con un
altro principio ermetico, ovvero, la trasgressione. Ogni iniziato prima o poi
per aumentare la propria conoscenza dovrà trasgredire, ma dovrà farlo nel pieno
possesso delle sue capacità e con la piena consapevolezza di quanto compie,
altrimenti, come nel caso dell’invidia inizierà a percorrere un sentiero
diverso da quello dell’edificazione di templi alla virtù.
Ignoranza, Fanatismo ed Ambizione,
che in diversi riti assumono una
quantità di nomi che in questa sede è impossibile riproporre, sono gli
assassini di Hiram, se per combattere i primi due possono essere chiari sia gli
strumenti che le metodologie, per combattere la terza cosa fare? Quali
strumenti adoperare?
La risposta non è semplice, e
probabilmente non è neanche oggettiva, ma una è la strada dei Maestri, ovvero,
camminare indifferentemente sul bianco e sul nero compiendo ogni momento delle
scelte.
Michele Leone
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