Libertà,
coscienza e sacrificio sulla strada del Magistero
Vi sono dei nodi, nella vita di
ognuno, che prima o poi è necessario slegare. Non importa se essi siano di
natura interiore, abbiano a che vedere con una situazione od un soggetto con il
quale si è coinvolti per uno o più motivi per uno o più stati di coscienza od
emozionali.
Se si ha la coscienza e la
consapevolezza che l’ora è quella giusta e propizia bisogna operare la “slegatura”.
Non importa quanto questa possa essere dolorosa (il parto non è esente da
dolore) e non importa neanche quanto questo nodo possa appagare l’Io, l’Ego, il
Se etc etc. La presa di coscienza della necessità di questo atto, deve
inevitabilmente portare ad un’azione, azione che deve essere fatta come dono di
libertà. Sciogliere un vincolo quasi alla stregua di un “mago” o di un “fisiologo”
nell’accezione antica, è un’azione necessaria nel rapporto armonico
Macro-Microcosmo. Sia ben chiaro non tutti i nodi sono da sciogliere, ma solo
quelli che necessitano di questa azione.
L’atto di sciogliere il nodo è un
atto sacrificale e di liberazione. E’ sacrificio non tanto per il senso
figurato di questa parola che significa perdita, privazione alla quale ci si
può abituare; lo è nel senso di rendere sacro di fare un dono “agli dei”.
Sciogliendo il nodo ci priviamo di qualcosa per donarla con disinteresse, direi
con amore, possibilmente senza aspettativa alcuna. E’ un atto di liberazione, perché
se con il nodo si è afferrato, preso o
ci si è spinti sino a quell’abbraccio intimo che si potrebbe intravedere nella
radice sanscrita lingami che porta ad âlingâmi.
Nello sciogliere il nodo, si facciamo un atto di liberazione, perché rendiamo
libero/a la nostra essenza o ciò o colui che abbiamo legato; come dice l’etimo
stesso della parola liber, rendere libero, affrancare da obbligo.
Non è facile sciogliere i nodi e
potrebbe non esserci paga alcuna, ma coloro che sono sulla strada del magistero
non possono esimersi da questa operazione. Come potrebbe mai un Maestro, tenere
“morbosamente” attaccato a se un allievo? Come potrebbe tenere l’Amante tenere
legato a se l’oggetto del proprio desiderio? (ed è indifferente che sia l’amore
dei miti greci, quello stilnovista, cortese o tra due esseri umani) Chi è sulla
strada, chi cammina a piedi nudi deve viaggiare senza bagaglio, forse un giorno
nel suo peregrinare ritroverà quando ha reso libero…
Michele Leone
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