Attraversato il
portale, il percorso è praticamente obbligato. L’obbligatorietà del percorso, i
giochi delle luci e degli accadimenti astronomici lo rendono assai simile ad un
labirinto, anzi, lo rendono un labirinto. Labirinto nella sua accezione
classica ossia unicursale al pari di quelli rappresentati in molteplici
cattedrali e non solo. E nel labirinto, non solo la luce anche le ombre a
ricorrersi, a creare una opportunità di scelta, una necessità nel cammino.
L’ombra e la luce, destrutturate da ogni valenza morale, sono parte del
percorso. Ed ecco che bisogna camminare sul bianco e sul nero, a memoria del
massonico pavimento a scacchi, per giungere non alla meta ma solo al passo
successivo. La meraviglia ed il senso ritornano forti, perché ad un certo
punto, mentre si cammina e si sale bisogna sentire ed utilizzare i sensi quelli
fisici e quelli dello spirito. E meravigliarsi di quanto è in noi di luce e
tenebra. Ecco allora cosa potrebbe essere, tra le altre cose Castel del Monte
un labirinto e in quanto labirinto mandala, in quanto mandala può rimandare
allora ad un fiore e se fiore deve essere sia rosa. Se è rosa, non può che
essere la Rosa, quella degli iniziati che da un lato genererà i filosofi
Rosa+Croce e dall’altro rimanderà ai custodi del Graal. Graal che secondo
alcune leggende qui sarebbe custodito.
Gioia – Salute - Prosperità
© Michele Leone
Immagini prese dalla
rete
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