sabato 15 agosto 2015

Di Ermete Trismegisto al figlio Tat, “discorso segreto” sulla montagna relativo alla rigenerazione e sulla regola del Silenzio*

Riporto di sotto un estratto, dei frammenti, di uno dei libri meno noti del Corpus Hermeticum attribuito ad Ermete Trismegisto. Se Pimandro ed Asclepio sono i testi più noti, la cui lettura è imprescindibile per quanti vogliano studiare le Scienze Ermetiche o la Filosofia, il “discorso segreto” è tra i trattati meno conosciuti. Un trattato di una importanza capitale per i contenuti, in questa sede non ho la possibilità di renderlo per intero con un adeguato commento e parafrasi. Riporto testualmente così come presente nella edizione da cui lo cito, probabilmente la migliore edizione esistente in Italia. I frammenti qui riportati, sono stati scelti per integrare il discorso sul silenzio e sul segreto che da tempo porto avanti. Quanto sotto riportato, quindi, va a riprendere il discorso sul silenzio iniziato altrove e vuole sottolineare la sua importanza. Vi sono degli accenni alla purificazione e generazione, ai vizi ed alle virtù e cosa più importante l’inno e la “sua prassi operativa” alla rigenerazione.
1 “Nelle lezioni generali, padre mio, hai parlato per enigmi e tutt’altro che chiaramente, discorrendo dell’attività divina. Non hai rivelato nulla, asserendo che nessuno può essere salvato prima della rigenerazione, ma quando io ti supplicai, durante la discesa dalla montagna, dopo il tuo dialogo con me, quando ti interrogai sulla dottrina della rigenerazione per apprenderla, poiché, tra tutto, è l’unica cosa che non so, tu affermasti che me l’avresti trasmessa quando io fossi stato in procinto di rendermi estraneo al mondo. Ora io sono pronto: ho fortificato il mio pensiero sottraendolo all’inganno del mondo. Tu, per parte tua, insegnami anche quello che mi manca per ottenere la pienezza della sapienza, secondo la promessa di insegnarmi il processo della rigenerazione, a viva voce o segretamente: io non so Trismegisto, da quale matrice sia nato l’Essere umano, e da quale semenza”.
2 “Figliolo, si tratta della Sapienza intelligente nel silenzio, e la semenza è il vero Bene”. “Ma chi è che ha seminato, padre mio? Perché non saprei proprio dirlo”. “Il volere di Dio, figliolo”. “E che caratteristiche ha la creatura generata, padre mio? Poiché non può avere parte alla sostanza che è in me”. “La creatura generata sarà diversa, sarà un dio figlio di Dio, un tutto nel Tutto, costituito da tutte le Potenze”. “Mi stai presentando un enigma, padre mio: non stai parlando come un padre al figlio”. Le verità di questo tipo, figliolo, non si possono insegnare, ma è Dio stesso a farle ricordare, quando vuole”.
[…]
 “La prima punizione è proprio questa ignoranza; la seconda è l’afflizione; la terza è l’incontinenza; la quarta la concupiscenza; la quinta l’ingiustizia, la sesta lo spirito di sopraffazione, la settima l’inganno, l’ottava l’invidia, la nona la frode, la decima è la collera, l’undicesima è l’avventatezza, la dodicesima è la malvagità. Queste punizioni sono dodici, ma subordinate ad esse ve ne sono altre ancora più numerose, figliolo, le quali, attraverso quella prigione che è il corpo, costringono l’uomo interiore a soffrire per mezzo dei sensi. Esse invece si allontanano, quantunque non in massa, dall’uomo che è oggetto della misericordia di Dio, e in questo consiste la modalità ed il senso della rigenerazione. 8 Sul resto io tacerò, figliolo, e serberò un religioso silenzio: in virtù di questo, la misericordia non cesserà di discendere da Dio su di noi… Rallegrati comunque, figlio mio, purificato come sei dalle potenze di Dio, per l’unione delle membra del Logos.
[…]
“Io desidero udire, padre mio, e voglio comprendere tutte queste cose!”.
16 “Calmati, figliolo, e ascolta ora l’armonica lode, l’inno della rigenerazione, che io non avevo intenzione di rivelare così facilmente, se non a te alla fine di tutto. Perciò questo inno non può essere insegnato, bensì viene tenuto nascosto nel silenzio. Quindi, figliolo, mettiti fermo in piedi da qualche parte a cielo aperto, e, rivolgendo il volto al vento meridionale, al momento del tramonto del sole, prostrati in adorazione, e similmente fa al levarsi del sole, rivolgendoti verso il vento orientale. Zitto ora, figlio mio.
[…]
21 “Padre mio,  anche nel mio cosmo ho **”. “<<In quello intellegibile>>, devi dire, figliolo”. “Si, padre: in quello intellegibile: posso. In virtù del tuo inno e della tua lode, il mio intelletto è stato illuminato. Tanto più desidero anche io offrire, dalla mia propria mente, una lode a Dio”. “Non in modo sconsiderato, però, figliolo”. “Io dico, o padre, quello che contemplo nell’intelletto: <<A te principio generatore dell’opera della generazione, a te Dio, io, Tat, offro sacrifici spirituali [logikaí]. O Dio, tu Padre, tu Signore, tu l’Intelletto, accogli da me le offerte spirituali che desideri. E’ grazie alla tua volontà, infatti, che tutto si compie>>”.
“Tu, figliolo, offri un sacrificio ben accetto a Dio, padre di tutti gli esseri. Ma aggiungi anche figlio mio: <<Per mezzo del Logos>>”.
22 “Ti ringrazio, padre mio, di questi tuoi consigli per la mia preghiera (?)”. “Mi rallegro, figliolo, poiché hai raccolto i buoni frutti della verità, prodotti immortali. Avendo appreso, questo da me, promettimi il silenzio a riguardo a questo potere miracoloso [areté], senza rivelare a nessuno, figlio mio, la trasmissione della rigenerazione, affinché non siamo annoverati tra i divulgatori. Ciascuno di noi due, comunque, è stato impegnato a sufficienza, io a parlare, e tu ad ascoltare. Tu ti sei conosciuto intellettivamente, e hai conosciuto anche il nostro Padre”.
Gioia – Salute – Prosperità
© Michele Leone
* Da Corpus Hermeticum, Edizione e commento di A.D. Nock e A.J. Festugière, Edizione dei testi ermetici copti e commento di I. Ramelli, R.C.S., Milano 2005

Immagini prese dalla rete. Il segno di Arpocrate nei dipinti delle volte della galleria degli specchi di Versailles



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