“Ora
che l’umanità è quasi tutta fissata in concezioni di carattere dualistico,
bisogna che la tradizione segreta non si interrompa”. Questo si proponeva il
supremo Siva, allorché un giorno, mosso dal desiderio di soccorrere gli uomini,
si chinò grazioso sopra Vasugupta in sogno e ne dischiuse l’intuizione. “Su
questa montagna, in una grande roccia, è custodito l’insegnamento segreto. Dopo
averlo penetrato manifestalo a quelli che sono atti a ricevere la grazia”.
Vasugupta, risvegliatosi, si mise in cerca sino a che giunse al cospetto di
questa grane roccia la quale, a conferma del sogno, al solo tocco della mano
ruotò su se stessa. In questo modo entrò in possesso degli Sivasutrà, compendio delle dottrine segrete di Siva. Dopo averli
penetrati fino in fondo li rivelò ai suoi degni discepoli, primo tra tutti
Bhatta Kallata, e li riassunse nelle Spandakarika.
(Vasugupta, Sivasutra, con il commento di Ksemaraja, trad. it. intr. e commento
di Raffaele Torella, Ubaldini Editore, Roma 1979)
Se
sostituissimo i nomi, che per l’occidente sono esotici con nomi più vicini al
nostro immaginario, non sarebbe difficile far passare questo testo per un
racconto medievale o anteriore. La vicinanza con lo Mazdismo o lo Gnosticismo
possono essere evidenti. Questa, è solo una ipotesi, quasi un gioco. Il “mito”
della montagna e di una o più pietre con su incisi, comandamenti, aforismi,
epigrammi ecc., non è cosa nuova come non lo è la ricerca dell’unità che
trascende i movimenti dualistici. Se i simboli della pietra e della montagna
sono simboli Archetipici, senza voler entrare in questa sede nel significato
attribuito al simbolo o a ciò che è archetipico è importante rilevare un
elemento comune a molte culture, elemento che soprattutto in occidente e nella
decadente cultura contemporanea è il grimaldello dei detrattori delle scienze
ermetiche: il segreto.
Il segreto, quello della Tradizione è un segreto che per
sua natura non può essere svelato ma, al massimo tramandato. Coloro che sono
chiamati a detenerlo, gli eletti, nel senso di scelti, hanno tutti superato
delle prove od hanno delle determinate caratteristiche psichiche o animiche a
seconda del vocabolario o della formazione culturale di riferimento. Detenere
il segreto, che per estensione è segreto iniziatico, impone la sua penetrazione.
Per penetrare il Segreto sono necessarie la coscienza, la consapevolezza, l’unione
di quanto è frammentato nell’individuo (altrove tornerò a più riprese sul
rapporto “erotico” tra maschile e femminile). Solo dopo aver compreso e compenetrato
il segreto si assume una seconda obbligazione tradizionale, che non è come
molti immaginano la sua custodia, ma piuttosto la sua trasmissione.
Che si volga lo sguardo ad Oriente o ad Occidente, che si
guardino le stelle o le profondità della coscienza/anima degli uomini, il
segreto che si rischia di scoprire è così destabilizzante, che non può essere
una via seguita dai più.
In questi ultimi decenni, forse per coloro che camminano
la Via, sono diminuiti i pericoli ma, per certo sono aumentate le difficoltà e
le distrazioni.
Gioia – Salute – Prosperità
© Michele Leone
Immagini prese dalla
rete
Nessun commento:
Posta un commento