“Il
sapiente sa decifrare, grazie al solo spirito di ricerca, la lezione nascosta
nel palinsesto del libro vivente dei miti, dei riti, delle religioni?”
La
domanda non è provocatoria ne tendenziosa, ed implicherebbe anche una ricerca
sul significato profondo e comune di ciò che si può intendere per sapiente.
Spunto e nota per queste poche righe sono le parole di Godel nel suo Platone a Heliopolis d’Egitto, il
melangolo 2015 (tutti i virgolettati sono presi da questo testo). Ognuno
attribuirà al sapiente la sfumatura più consona al suo percorso interiore. Per
certo, il ricercatore non potrà non tenere in considerazione queste
indicazioni.
“Premunitosi il più possibile contro la
tentazione di semplificazioni, il ricercatore si esercita nella gioia di
leggere il linguaggio dei miti. La sua iniziazione acquisisce profondità; a
mano a mano che sale il livello d’intellegibilità mette da parte le
contingenze, la vana curiosità del pittoresco, le accozzaglie inutili, per
lasciarsi attirare verso l’essenziale.
Dietro il gioco dei miti, dietro le
figure divine o eroiche appare la trama del tessuto mentale di cui è costituito
tutto questo immaginario, che ricopre con il proprio velo il tessitore che ne
disegna il modello; invita chiunque voglia superare le forme visibili a cercare
questo artigiano e poeta segreto; lo nasconde e lo indica insieme. Dietro la
tela dalle immagini parlanti è possibile avvertire una funzione biologica
rivelatrice delle strutture profonde del vivente. Questa forza generatrice di racconti
incantati possiede una scienza implicita; la sua naturale conoscenza delle
leggi che reggono la vita dello spirito è sicura fintanto che lo è – nella sua
sfera – il sapere istintivo di un ragno che tesse la ragnatela.”
Dopo la curiosità, dopo il bizzarro ed
il pittoresco, bisogna ricercare un livello altro. Una strada che è tangente a
molteplici altre strade, ma che al tempo stesso è unica e irripetibile. Una via
raccontata da molti viaggiatori dello spirito, la ricerca quella primigenia
scintilla da cui scaturisce la fiamma del fuoco che arde e non brucia il cuore
dei puri, dei kadosh. La verità, come la conoscenza o Sofia va colta nuda, va
svelata passo a passo, respiro dopo respiro come due innamorati che sotto la
rosa cercano la perfetta unione e danzano prima di congiungersi ed essere uno
da due.
“L’egiziano, in silenzio, metteva il
dito prima sul cuore, poi sulle labbra. Chiunque fosse istruito capiva il senso
implicito di quel gesto.
Dalla conoscenza sepolta ai recessi del
cuore il cammino verso la bocca è breve. L’uomo è tentato di esprimere a parole
l’universo e la sua autorità verbale - Hu
– controlla l’azione costruisce il mondo. Ma la parola espressa non torna mai
più al suo punto di partenza, non può ritrovare la fonte da cui è sorta la
norma cosmica. L’enigma della creazione non si rivelerà nelle parole. Meglio di
qualunque dialettica, le poesie dei Saggi ci aiuteranno a penetrare il mistero
delle origini:
Tu che conduci l’acqua in un luogo in
disparte
Vieni e salva me silenzioso,
Thot, dolce fonte dell’uomo assetato nel
deserto.
Inaccessibile per chi trova le parole
Aperta per chi è silenzioso;
Giunge, il silenzioso, e trova la fonte.”
Oltrepassando i confini della cultura e
della conoscenza intesa in senso scientifico o profano (fuori dal tempio) le
parole diventano un pericolo, un ostacolo od una opportunità a seconda di chi
le vive. La parola è uno dei segreti, la via è silenziosa e piena d’amore
Gioia
– Salute – Prosperità
©Michele
Leone
Immagini
prese dalla rete
Nessun commento:
Posta un commento