" ... il senso di physiologia,
physikos, negli scritti giudeocristiani, e in genere alessandrini, dell'epoca;
originariamente essa designa l'interpretazione in chiave naturalistica degli
antichi miti “pagani”, fiorita nel periodo ellenistico quando ormai la loro
letteralità appariva inverosimile; in Filone Ebreo, invece, che fu uno dei
primi interpreti “allegorici” della Sacra Scrittura e rappresentò un importante
modello per Clemente, Origene, e gli altri Padri greci dei primi secoli, physikos
significa, precisamente, “nel senso allegorico”, e la physiologia è considerata
come un mistero riservato agli iniziati e in relazione con la sapienza nascosta
di Dio... Il Physiologus è dunque propriamente sia il conoscitore delle segrete
“nature” degli animali, delle piante e delle pietre, sia il divino interprete,
l'iniziato che conduce dalle realtà materiali ai loro archetipi celesti; non
diversamente dal mitico Ermete Trismegisto o dagli altri ispiratori della
letteratura esoterica sorta contemporaneamente in Egitto, egli è (in una
versione cristianizzata) l'aner physikos, cioè il “mago”, colui che è a corrente
di misteriose forze di “simpatia” e “antipatia” che governano la natura, e ne
sa rivelare il significato simbolico."[1]
Immagine presa da: Liber bestiarum, MS Bodley 764, metà del XIII sec.
[1]
F. Zambon. Introduzione a Il bestiario di Cambridge, trad. it. di S Ponzi, intr. di F.
Zambon, pres. di U. Eco, Franco Maria Ricci Editore, Milano-Parma 1974, pp.
21-22.
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